Io sono Mia – La recensione del biopic su Mia Martini con Serena Rossi

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Di Massimo Vozza

A neanche un anno dalla miniserie Fabrizio De André – Principe libero, diretto da Luca Facchini e con protagonista Luca Marinelli, la produzione Rai Fiction e la distribuzione Nexo Digital tentano una similare operazione con il film tv Io sono Mia, basato sulla vita di Mia Martini interpretata da una onnipresente Serena Rossi che qui mette in campo più che le sue capacità recitative, quelle di cantante e di imitatrice, in linea più con il programma Tale e quale show (da cui è uscita vincitrice nel 2014) che con una produzione che aspirava alla sala cinematografica, seppur per un periodo limitato.

Il biopic segue i giorni precedenti al ritorno della cantante sul palco dell’Ariston nel 1989, intervallandoli da lunghi flashback cronologici sulla sua infanzia, gli esordi, la scalata al successo, passando per la relazione tormentata con un personaggio di finzione, fino alla disfatta della sua carriera e all’occasione di riscatto datale da Bruno Lauzi con ma memorabile Almeno tu nell’universo che si ricollega al finale. La costruzione, oltre a essere estremamente standardizzata, parte da un materiale da un lato eccessivamente romanzato e dall’altro superficiale: seppur la sorella Loredana abbia partecipato alla lavorazione come consulente, il soggetto di base appare più come una pagina di enciclopedia che un ritratto intimo di un’icona del nostro paese. Inoltre le obbligate modifiche, per evitare possibili accuse di calunnia o diffamazione, non fanno che togliere drama e sentimento soprattutto alla storia d’amore scritta da zero, che andrebbe a richiamare quella con Ivano Fossati.

Altra scelta non risultata obiettivamente efficace è certamente il far cantare alla Rossi le canzoni di Mimì, per evitare di ricorrere alla voce originale del personaggio, come già fatto in altri biopic del genere (tra i quali La Vie en rose, al quale questo film strizza l’occhio in parecchie scene); certo, all’attrice vanno riconosciute comunque indubbie qualità canore, anche se non riescono a reggere il confronto con la diva interpretata.
Data anche la regia spudoratamente televisiva di Riccardo Donna, segnata da una fotografia che sembra utilizzate basilari filtri di Adobe After Effects e una colonna sonora originale che all’orecchio ricorda fastidiosamente quella di Titanic, viene da chiedersi perché certi titoli vadano a finire in sala, se non per dimostrare ancora una volta che il divario tra piccolo e grande schermo è, nel nostro paese, ancora estremamente ampio. Io sono Mia insomma è un titolo discreto per una tv che non osa rinnovarsi e porta semplicemente a termine il solito compitino da guardare e dimenticare subito dopo.
VOTO: 5/10

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