Il gergo statunitense assegna al modo di dire “la la land” due significati distinti: il primo descrive uno stato d’animo di allegrezza e felicità, come se si vivesse la realtà sospesi ; il secondo significato determina invece lo stato mentale in cui ci si trova se si è a Los Angeles, la città delle stelle per antonomasia.
Portando avanti un progetto cinematografico ambiziosissimo e da ben sei anni nella mente del pur giovane regista e sceneggiatore, Damien Chazelle realizza una molteplice dichiarazione d’amore al cinema e alla musica da manuale della storia del cinema contemporaneo.
La La Land segna il terzo traguardo dietro la macchia da presa per il cineasta appena trentaduenne dopo Guy and Madeleine on a Park Bench (passato criminalmente in sordina dopo un veloce passaggio al Torino Film Festival 2010) e l’acclamato fenomeno indipendente Whiplash, vincitore dei tre Premi Oscar nel 2015. A segnare l’entrata di diritto del musical di Chazelle negli albi della storia del cinema statunitense è l’irresistibile commistione tra generi cinematografici e omaggi al musical americano; “La La Land” è infatti un ibrido perfettamente oliato che non soltanto rielabora tali stilemi, ma li scavalca in maniera ambiziosa e tecnicamente impressionante.
La grande storia d’amore tra Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling) è cesellata dall’entusiasmo degli artisti che arrivano a Los Angeles per cercare fortuna in ambito artistico: se Sebastian non si accontenta di suonare jingle natalizi nei piano bar e ha l’ambizione di “salvare la musica jazz”, Mia non si ferma davanti a nulla peur di sfondare nel campo della recitazione ad Hollywood, nonostante le infinite audizioni.
L’amore inaspettato tra i due sarà il carburante necessario ad alimentare il sogno dei due giovani sotto il cielo stellato di una città che promette ma sembra però non mantenere crudelmente la parola. Arriverà il lieto fine nonostante tutto?
Ancor più della competizione nell’ambito musicale raccontata con dinamismo e passione in “Whiplash”, La La Land è il romantico ma allo stesso tempo struggente racconto per musica ed immagini del sogno e dei sacrifici necessari a volte per mantenerlo vivo con l’ambizione non trascurabile di ritrarre lo stato mentale da cui il titolo della pellicola; qui è la musica che segue il ritmo della vita e non viceversa: melodiosa e dirompente nei corteggiamenti amorosi a suon di tip tap e danze tra le nuvole, brutalmente assente quando la realtà irrompe spietata a distruggere (forse) i sogni di Mia e Sebastian.
Oltre il musical e il genere sentimentale a cui sembra solo superficialmente appartenere, Chazelle confeziona forse il suo film fino ad ora meno personale ed autobiografico ma, paradossalmente, più sperimentale. Con un incipit e un epilogo da storia del genere e due protagonisti da lacrime ed applausi a scena aperta.