Nella foto in alto: Henry Cavill è Superman/Clark Kent |
Di Simone Fabriziani
Quello de “L’Uomo d’Acciaio” è uno dei tanti, troppi esempi recenti della grandissima occasione sprecata. Sembra già passato quasi un anno dalla release ufficiale delle prime immagini del Teaser Trailer del film diretto da Zack Snyder e prodotto (guarda caso) dal Dream Team che ci ha regalato la Trilogia del Cavaliere Oscuro, promettendoci un reboot della iconica storia dell’alieno Kal-El/Clark Kent e della sua crescita personale nei panni dell’Uomo d’Acciaio veramente innovativo e coraggioso, proprio sulle orme di quel reboot che nel 2005 cambiò per sempre il modo di concepire i CineComics (Batman Begins di Christopher Nolan appunto); va detto però che la promessa di questo ambiziosissimo progetto è stata mantenuta solo a metà…Continua
Il film si apre con un enorme prologo dedicato non solo alla nascita del piccolo Kal-El (Henry Cavill nella versione adulta) ma ci presenta in maniera inedita una Pianeta Krypton in declino e vicino all’autodistruzione squassato dal colpo di stato da parte del Generale Zod (Michael Shannon); inutile aggiungere che il figlio di Jor-El (un carismatico Russell Crowe) riuscirà a salvarsi dalla distruzione e ad approdare sano e salvo sulla Terra, dove crescerà come un essere umano grazie alle amorevoli cure di Jonathan e Martha Kent (Kevin Costner e Diane Lane)…
L’abile regista Zack Snyder ci aveva già abituati alle sue visioni fumettistiche decisamente dark ed adulte grazie ai suoi precedenti film di culto (tra tutti 300 e Watchmen) e qui non fa eccezione: qui tutti i personaggi si prendono sul serio, il tempo dedicato all’umorismo è praticamente assente, tutto, dalla ricostruzione del Pianeta Krypton alla devastazione finale a Metropolis, è possente, mastodontico, di grande respiro epico; perchè se è pur vero che il film è riuscito solo a metà, sul piano prettamente visivo non ci sono polemiche che tengano: è probabilmente il film più spettacolare e dark dedicato al personaggio di Superman mai realizzato fino ad ora, ma cos’è allora che non funziona proprio?
Nonostante la maestria di Snyder nel gestire grandi sequenze d’azione ma allo stesso tempo di regalare momenti di intimità di estrema dolcezza tra i vari personaggi (commoventi i flashback riguardanti il giovane Clark e suo padre adottivo Jonathan), il problema grosso giace in una sceneggiatura estremamente squilibrata: se la scelta narrativa di raccontare la gioventù di Clark tramite flashback in ordine spesso non cronologico risulta fresca ed originale (peraltro i momenti migliori del film a mio avviso), non si può dire di certo la stessa cosa per la caratterizzazione dei personaggi; tanta la carne al fuoco che regista e sceneggiatore (qui il sodale di Nolan, David S. Goyer) buttano nei 140 intensissimi minuti della pellicola, tante trame, sottotesti e tematiche sempre accennate ma mai risolte o approfondite (su tutte il rapporto tra Clark e Lois Lane, qui interpretata da una fiacca Amy Adams) a discapito dunque di una minore immedesimazione nei personaggi da parte dello spettatore, facendo risultare il film e anche lo stesso personaggio di Clark decisamente troppo freddi, troppo incatenati in una struttura narrativa approssimativa e frettolosa, spesso fin troppo dedita a mostrarci scene di epica devastazione che nella seconda metà del film prendono sgradevolmente il sopravvento in un infinito e letterale scazzottarsi tra le macerie di Metropolis che alla lunga risulta lezioso e poco necessario, soprattutto quando da una storia di origini si può e si deve pretendere uno scavo psicologico maggiore, qui ahimè molto spesso assente…
Al termine della visione rimane tuttavia la sensazione di aver visto un film dalle proporzioni maestose, epiche, assordante e a tratti coinvolgente (soprattutto la prima, ottima metà del film, più incentrata sulle relazioni tra i personaggi e le conseguenze delle loro azioni), un film che promette tuttavia un inevitabile sequel dai risvolti forse più interessanti in cui noi tutti speriamo che il regista Snyder possa giocarsi meglio le sue carte grazie ad una sceneggiatura più equilibrata e ad una storia più degna forse del più grande supereroe della storia dei fumetti.
Voto 2,5/5