On The Rocks – Le recensione del nuovo film di Sofia Coppola con Bill Murray

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Di Massimo Vozza

A tre anni da The Beguiled e dalla vittoria a Cannes come miglior regista, Sofia Coppola torna con un titolo decisamente meno pretenzioso ma maggiormente intimo, tanto da ispirarsi al suo privato, in particolare al rapporto con il padre: On the Rocks è il racconto di Laura Keane e delle relazioni con gli uomini maggiormente importanti nella sua vita, ossia il marito Dean e il padre Felix con il quale intraprende una serie di piccole avventure con l’obiettivo di scoprire la possibile infedeltà del primo.

Non è la prima volta che la cineasta narra la relazione tra padre e figlia, un incontro-scontro generazionale, traendo spunto da vicende personali ma tra Somewhere e questo nuovo film vi sono nette differenze, prime tra tutte la centralità della figura femminile e il genere: On the Rocks è il film più leggero della Coppola, un commedia agrodolce, brillante e ricca di dialoghi (quest’ultima una caratteristica inedita nelle sceneggiature dei suoi film precedenti, solitamente davvero esili). Facilmente si potrebbe scomodare Woody Allen nel fare paragoni ma si finirebbe con il trascurare lo status di autrice di Sofia Coppola, che emerge nell’impostazione registica data all’opera, assolutamente coerente con la propria estetica seppur contenuta, tendenzialmente più al servizio della scrittura insomma, e dalle tematiche affrontate mai così delicatamente: nonostante il cinema di questa regista sia assolutamente femminile e affronti spesso argomenti a quel mondo cari, difficilmente i suoi lavori cadono nell’errore di dover esplicitare chiaramente questo indubbio aspetto; così, ancora una volta, Coppola si affida soprattutto al non detto per parlare della condizione della donna nel mondo, che sia esso contemporaneo e vicino a noi o distante, nel tempo e nello spazio, e all’alienazione che si può provare, qui, all’interno della famiglia e nella metropoli di New York City come, in passato, in terra straniera (Lost in Translation, Marie Antoinette).

Nessuna protagonista femminile dei suoi precedenti film è paragonabile a Laura, una quasi quarantenne, figlia, moglie e madre nella realtà di oggi, seppur nuovamente benestante sotto il profilo socioeconomico forse proprio per porre l’accento su quegli elementi a lei cari che prescindono da questo e riguardano universalmente tutte quante, interpretata da Rashida Jones, immersa totalmente nel personaggio sia per i toni del film affini alla sua recitazione, sia per affinità biografiche (avere per padre Quincy Jones deve essere stato aver una presenza ingombrante, un po’ come per Sofia essere figlia di Francis Ford). Jones è affiancata da un Bill Murray ingrigito ma capacissimo di far emergere, per la seconda volta, un fragile e frammentato ritratto maschile scritto da Sofia Coppola, anche se più sopra le righe di quanto si potesse immaginare (coerentemente con il genere della commedia), il quale spezza la routine in cui vive immersa Laura, facendole mettere in discussione il matrimonio e donandole uno slancio finale sotto il profilo creativo.

Al di là di un’apparente leggerezza e un consolatorio epilogo, in On the Rocks vi è assolutamente dell’altro: lo sguardo costantemente dolceamaro di una delle migliori cineaste del cinema contemporaneo che auspica sempre un cambiamento in positivo per il genere femminile ma che lascia, in qualche modo, ogni volta intrappolate o irrisolte le sue protagoniste, e riserva speranza solo alle future generazioni.

VOTO: 8/10


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