Di Dario Ghezzi
Dal 2042 piomba direttamente su Città del Messico Grace, un’umana potenziata che viene dal futuro per proteggere Dany Ramos, una ragazza che rappresenta la speranza per il futuro e che è nelle mire di un Rev-9, un Terminator che ha il compito di ucciderla.
A questo punto, scatterà la lotta sa sopravvivenza capace di riportare in campo anche Sarah Connor, l’eroina che tanti anni prima sventò l’apocalisse, che ora è determinata a uccidere tutti gli androidi per colmare il dolore di una perdita.
In breve, questa è la trama di Terminator-Destino Oscuro, il sesto capitolo della saga iniziata nel 1994 con il primo Terminator diretto da James Cameron che ora torna al franchising con questo capitolo nelle vesti di produttore.
Più che un sequel, Destino Oscuro è a metà tra un reboot e un remake, riproponendo quasi interamente gli schemi dei primi capitoli.
A fare la differenza, è sicuramente il Girl Power, le eroine vere sono le donne, tra cui spicca proprio Grace, interpretata impeccabilmente da Mackenzie Davis. affiancata da una ritrovata Linda Hamilton.
La trama del film è lineare, senza troppi scossoni o colpi di scena. E il problema è proprio questo. Tutto sembra fin troppo prevedibile e le scene d’azione, tra inseguimenti e combattimenti che sfidano le leggi della fisica, non sembrano riuscire a compensare la mancanza di profondità della storia, quel plus che nei primi due capitoli aveva decretato il successo (di pubblico e critica). Infatti, non viene aggiunto nulla di nuovo al filone e Destino Oscuro si conferma come un blockbuster infarcito di CGI.
VOTO: 6/10