Jojo Rabbit – La recensione del film di Taika Waititi con Scarlett Johansson e Sam Rockwell

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Di Simone Fabriziani

Jojo, un bambino cresciuto dalla sola madre, ha come unico alleato il suo amico immaginario Adolf Hitler. Il suo ingenuo patriottismo viene però messo alla prova quando incontra una ragazzina che stravolge le sue convinzioni sul mondo, costringendolo ad affrontare le sue paure più grandi. Vincitore del Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival, arriva nelle sale italiane a partire da giovedì 23 gennaio l’applaudito Jojo Rabbit, scritto e diretto da Taika Waititi.

Ispirato al romanzo “Il cielo in gabbia” di Christine Leunens, il nuovo lungometraggio del dissacrante autore neozelandese di titoli come Vita da vampiro e Selvaggi in fuga è più assimilabile all’ultimo titolo che non al precedente; il racconto del piccolo Johannes, troppo piccolo per essere un adulto e troppo precoce per essere un vero nazista, funziona meglio quando si riscopre inusuale racconto coming of age, ovvero storia di crescita, di formazione, di conoscenza e coscienza di sé stessi, di inesorabile passaggio dall’età infantile a quella adulta.
A far “crescere” il piccolo Jojo (il giovane talento Roman Griffin Davis) saranno i venti di una guerra decisiva in arrivo che metterà alla prova il suo supposto patriottismo e tutto ciò che, all’interno del suo piccolo villaggio austriaco e al’interno delle mura stesse della sua casa, pensava fermamente di conoscere. Sarà difatti l'(im)probabile conoscenza progressiva con la ragazza ebrea nascosta in casa a far conoscere a Jojo il senso della libertà, della bellezze incomparabile dell’essere vivi e (forse), dell’amore.

Delicata e irriverente satira anti-militaristica, secondo le parole dello stesso Taika Waititi (qui nel ruolo ingrato di un Adolf Hitler “grillo parlante” per il piccolo protagonista), Jojo Rabbit rifugge però la strada della dissacrante ironia dei film precedenti del cineasta neozelandese a favore di una narrazione sì accattivante, eppure conformata all’effetto crowdpleaser del lungometraggio provocatorio solo nel suo impacchettamento, ma poi semplicistico nella sua struttura interiore.
Un’opera di cuore senza dubbio, ma anche di compromesso tra vena irriverente e controcorrente insita nelle volontà e nel linguaggio di Waititi e regole di vendita di un prodotto autoriale alle masse del mercato delle grandi vetrine festivaliere, razzi privilegiati verso le campagne dei premi di fine anno. Nel cast, oltre al divertito Waititi e la piccola scoperta Davis, anche comprimari di prim’ordine, tra cui Scarlett Johansson e il premio Oscar Sam Rockwell, senza dimenticare le voci della commedia contemporanea Rebel Wilson e Stephen Merchant.
Da giovedì 16 gennaio nelle sale italiane con la distribuzione di 20th Century Fox.
VOTO: 6,5/10




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