Da ‘Mulholland Drive’ a ‘Twin Peaks’: Le più grandi interpretazioni di Naomi Watts

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Di Giuseppe Fadda

Compie oggi 50 anni Naomi Watts, attrice britannica naturalizzata australiana che nel corso della sua carriera trentennale ha lavorato con autori del calibro di David Lynch, Alejandro González Iñárritu e David Cronenberg. Una performer versatile ed espressiva, la Watts non ha avuto immediatamente il successo che meritava: negli anni ’90 è stata spesso relegata a ruoli marginali in film di scarso successo, tanto che nel 2001 l’attrice era pronta a lasciare Hollywood per tornare in Australia.

Ma nello stesso anno uscì il film che lanciò definitivamente la sua carriera: Mulholland Drive, capolavoro di David Lynch per cui l’attrice ottenne numerosi riconoscimenti tra cui il National Society of Film Critics Award. Da quel momento, la carriera della Watts fu solo in salita: nel 2002 uscì The Ring, remake dell’omonimo horror giapponese, che portò all’attrice un enorme successo di pubblico; nel 2003 fu lodata da parte della critica internazionale per la sua interpretazione in 21 grammi di Iñárritu, per cui venne candidata all’Oscar; negli anni seguenti, si è cimentata in film di genere differente quali commedie (I ♥ Huckabees – Le strane coincidenze della vita), drammi in costume (Il velo dipinto), drammi indipendenti (I giochi dei grandi, Mother and Child), film fantascientifici (King Kong) e thriller (La promessa dell’assassino, Fair Game – Caccia alla spia). Nel 2013 ha ricevuto la sua seconda candidatura all’Oscar per The Impossible (2012), ispirato a una storia vera di una famiglia colpita dallo tsunami del 2004 nell’Oceano Indiano.

Malgrado alcuni passi falsi (film
come Diana – La storia segreta di Lady D,
Comic Movie e Il libro di Henry sono stati pesantemente stroncati dalla critica
internazionale), la Watts resta una delle attrici migliori sulla scena, un’interprete
capace del più autentico naturalismo ma anche in grado di adattarsi agli stili
peculiari dei registi più eclettici. Tra i suoi progetti più recenti, si ricordano
soprattutto Birdman (2014), diretto
sempre da Iñárritu,
e Twin Peaks (2017), terza stagione
dell’amatissima serie ideata da David
Lynch
.

In onore del suo compleanno,
ricordiamo alcune delle sue interpretazioni più memorabili.
Naomi Watts in “Mulholland Drive”.


Mulholland Drive (2001), di David
Lynch
Sicuramente un film impegnativo e per poterlo
apprezzare è necessario abbandonare ogni pretesa di chiarezza e linearità: Lynch ci spinge a porci numerose
domande a cui poi non dà nessuna risposta, gioca con la percezione dello
spettatore e alla fine lo lascia con i suoi dubbi e le sue ipotesi. Se si è
disposti ad accettare questa premessa e ad abbandonarsi completamente alla
visione del regista, Mulholland Drive è
un capolavoro inarrivabile, un’esperienza unica, atmosferica, visivamente travolgente
e psicologicamente ricca. Uno degli aspetti più mirabili del film è l’interpretazione
della Watts, la quale interpreta
Betty, un’aspirante attrice che ancora aspetta il suo grande esordio a Hollywood.
L’attrice incarna alla perfezione il carattere ingenuo e solare del
personaggio, senza mai farla diventare né stucchevole né caricaturale: in
momenti chiave, la Watts svela lati
nascosti della personalità di Betty, come l’inaspettata e provocante sensualità
che dimostra in un suo provino, che la rendono un personaggio di singolare
ambiguità. Nell’ultima parte del film, la Watts
interpreta invece il personaggio di Diane Selwyn, un’attrice in declino abbandonata
dalla sua amante. In questo ruolo, la Watts
riesce a essere grottesca, devastante e imprevedibile, indagando a fondo
nel malessere di questa figura tragica. Betty e Diane sono entrambi reali? Sono
due facce della stessa medaglia? È Betty la versione idealizzata che Diane ha
di sé stessa? Lynch non ce lo dice,
e la meravigliosa interpretazione della Watts riesce a catturare questa
intenzionale ambivalenza prestandosi a infinite chiavi di lettura.
21 grammi (2003), di Alejandro
Gonz
ález Iñárritu
Il secondo film di Alejandro González
I
ñárritu narra la storia di
un ex-detenuto divenuto un credente integralista, un matematico malato di cuore
e un’ex-cocainomane e dell’incidente che lega le loro vite per sempre. Il film,
strutturato secondo una narrazione non lineare, fruttò alla Watts la sua prima nomination agli Oscar, e meritatamente. Nel
ruolo di Cristina, una donna fragile che piomba nuovamente nel baratro della
droga e dell’alcol in seguito alla morte del marito e dei figli, la Watts regala una performance veritiera,
brutale e viscerale. L’attrice ritrae il doloroso percorso della protagonista senza
scadere nell’autocompiacimento o nel patetismo, senza edulcorare la tragedia ma
riuscendo a trovare anche un barlume di speranza nelle scene finali. È una
grande interpretazione perché è vera.
King Kong (2005), di Peter Jackson
Secondo remake dell’omonimo
film del 1933, il film di Peter Jackson è
sicuramente più riuscito della versione del 1976. Il miglioramento più notevole
si riscontra nel personaggio di Ann Darrow, che nei film precedenti incarnava
lo stereotipo della damigella in pericolo. Questo film invece offre al
personaggio un background credibile e una caratterizzazione più dettagliata,
evidenziata dalla splendida interpretazione della Watts. L’attrice rende Ann un personaggio toccante e avvincente,
trasmettendo l’amarezza di una donna che ha visto i suoi sogni di attrice
andare in fumo e che deve lottare per sopravvivere. Le scene tra Ann e la
creatura del titolo sono tra le più interessanti del film soprattutto grazie
alla Watts che rivela i sentimenti
contrastanti della donna, divisa tra la paura e un genuino sentimento di
tenerezza e di compassione per questo mostro incompreso. E’ una performance di
grande empatia e umanità che eleva l’intero film.
Tom Holland e Naomi Watts in “The Impossible”.


The Impossible (2012), di J.A.
Bayona
Un film avvincente sulla storia di una famiglia che
cerca di riunirsi mentre affronta le tragiche conseguenze dello tsunami che nel
2004 si abbatté sulla costa thailandese. La Watts interpreta Maria, la madre della famiglia: per molti aspetti
si tratta di un ruolo limitato e passivo, dal momento che per gran parte del
film Maria è trattenuta in ospedale a casa delle sue pessime condizioni fisiche
mentre il resto della famiglia cerca di ritrovarsi. Se Maria riesce ad essere
un personaggio coinvolgente è grazie al magnifico lavoro della Watts, che non solo ritrae in maniera
sorprendentemente credibile il deterioramento fisico della donna, ma riesce
anche a creare un commovente ritratto psicologico di una madre che si aggrappa
alla vita con tutte le sue forze nella speranza di poter riabbracciare la sua
famiglia. A partire dalle scene iniziali fino al suo pianto liberatorio che
chiude il film, la Watts ci tiene
incollati allo schermo e ci rende partecipi di ogni singolo momento del
devastante viaggio di Maria.
Birdman (2014), di Alejandro
Gonz
ález Iñárritu
Splendido film corale girato come un unico piano sequenza,
trae la sua forza non solo dalla brillante sceneggiatura e dall’eccezionale
fotografia di Emmanuel Lubezki, ma
anche dalle ottime interpretazioni del suo cast. Naomi Watts ricopre il ruolo di Lesley, un’attrice di Broadway
nevrotica e insicura: non è uno dei personaggi centrali del film e, anzi, perde
progressivamente di importanza man mano che ci si avvicina al finale. Tuttavia,
la Watts regala un’interpretazione al
contempo toccante e divertente, che non ruba la scena ma riesce comunque a
lasciare il segno in maniera quasi impercettibile. È l’esempio lampante del
talento della Watts e della sua
generosità come interprete: non cerca mai di dominare la scena perché è
consapevole del fatto che il suo ruolo non lo richiede. Eppure, nei margini in
cui il suo ruolo è confinato, riesce ad arricchire il film con il suo vivido
ritratto e a delineare un personaggio completo pur non essendo l’oggetto di
attenzione della storia.
Naomi Watts e Kyle MacLachlan in “Twin Peaks”.


Twin Peaks (2017), di David Lynch
La terza stagione di Twin Peaks non è fatta per accontentare
i fan delle prime due stagioni, anzi: è volutamente ermetica e complicata e,
come tutte i più grandi lavori di Lynch,
fornisce più domande che risposte. Proprio come nel caso di Mulholland Drive, bisogna accettare le
premesse dello stile peculiare di Lynch
e una volta fatto ciò è impossibile non apprezzarla. La terza stagione di Twin Peaks è un’opera meravigliosamente
complessa, costantemente a cavallo tra realtà e sogno, capace di essere umoristica
in una scena e devastante in quella seguente, ricca di personaggi straordinari
e di immagini visivamente stupefacenti. Naomi
Watts
interpreta di Janey-E, la moglie di Dougie Jones (uno dei doppelgänger
del protagonista, l’Agente Cooper). Tanto svampita quanto tenace e leale, Janey-E
è uno dei personaggi più memorabili della serie e la Watts offre un ritratto esilarante che funziona in perfetta armonia
con il Dougie di Kyle MacLachlan. È
un ruolo prevalentemente comico e la Watts,
con il suo perfetto tempismo comico, non
potrebbe essere più divertente, ma al tempo stesso non la riduce mai ad una macchietta:
ci fa affezionare lentamente al personaggio, e noi non ce ne accorgiamo fino a
quando non arriva il momento di dirle addio. La scena finale tra la Watts e MacLachlan, inaspettatamente straziante, è infatti uno dei momenti
più belli dell’intera serie grazie alla tenerezza e alla dolcezza dei due
attori. Sono proprio questi momenti di umanità che rendono Twin Peaks il capolavoro che è.  

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