Laura Dern – The Unconventional Diva

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Di Gabriele La Spina

Nel film del 1996, diretta da un esordiente Alexander Payne, la giovane diva che aveva affascinato nella pellicola dal successo globale Jurassic Park di Steven Spielbergh, si prestava a un ruolo tutto fuorché commerciale, interpretando una donna irresponsabile, dipendente dalla droga che si ritrova al centro di un dibattito nazionale sull’aborto, per il figlio che porta in grembo, il film era Citizen Ruth. Oscuramente ironica e sull’orlo dell’isteria, Laura Dern dimostrò che dietro a quel viso degno di un dipinto di Modigliani, di una bellezza non tipica, vi era una virtuosa dell’arte della recitazione, e quella sarebbe divenuta d’ora in poi la sua cifra stilistica.

Di certo non si può rimproverare la Dern di non avere il phisique du role, tuttavia divenire la tipica diva hollywoodiana, come una Winona Ryder che più ricordiamo degli anni ’90, non era nel suo interesse e neanche nel suo DNA. Figlia delle leggende Bruce Dern e Diane Ladd, esordisce negli anni ’80, al fianco di una giovanissima Jodi Foster nel film A donne con gli amici, per poi prendere parte pochi anni dopo al capolavoro di David Lynch, Velluto blu, ignara che sarebbe diventata musa improbabile del maestro. Per Lynch diviene infatti l’indomabile Lula, nel sottovalutato Cuore selvaggio, per certi versi una rivisitazione del racconto de Il mago di Oz, e ben 16 anni dopo per la sua ultima pellicola: Inland Empire; indubbiamente una delle prove più complesse per la Dern, fin dall’inizio perfettamente collocata nella concezione di Lynch, per il quale sdoppia in qualche modo la sua psiche. E fu lo stesso regista a comprendere la splendida prova attoriale di Laura, tanto da mettere in scena una propria campagna per gli Oscar, con un cartellone in piena strada, senza purtroppo attirare l’attenzione dell’Academy, ma il cui scatto è ad oggi virale. 

Gli Oscar sono infatti colpevoli di non aver mai riconosciuto e consacrato lo status della Dern, nominata solo due volte nella sua lunghissima carriera. Nel 1992 per il melò, Rosa Scompiglio e i suoi amanti e recentemente nel 2015, per Wild, dove interpreta il rarefatto ruolo della madre della protagonista, Reese Witherspoon. Con quest’ultima instaura un forte legame, che porta nel 2017 a un reteam, che includerà anche lo stesso Jean-Marc Vallée che le aveva dirette nel biopic su Cheryl Strayed. In Big Little Lies affianca un gruppo di ottime interpreti, e si cala nei panni di Renata, perfetto simbolo e stereotipo della maternità americana moderna, ossessiva e contraddittoria, e la sua è una performance in bilico tra ghiaccio e fuoco, che tanto ha a che fare con la serie passata maggiormente in sordina, Enlightened, ma con la quale al contrario conquista ogni riconoscimento possibile, nonché il suo primo Emmy. I media definiranno la sua come una “Dernaissance“, ma più che una rinascita è definibile come una scoperta. Contemporaneamente è infatti anche nella serie evento, revival di Twin Peaks, chiamata ancora all’appello da Lynch, per il ruolo di Diane Evans.
Successivamente prende parte al nuovo capitolo della redditizia saga di Star Wars, in un ruolo che diventa istantaneamente di culto, e diviene protagonista di progetti di alto richiamo, dal dramma sulle molestie sessuali, The Tale, applauditissimo al Sundance, all’atteso biopic sulla scrittrice JT Leroy, fino al nuovo film di Noah Baumbach
Una nome e un volto, i suoi, che difficilmente possono essere dimenticati, ma non per altisonante fama o caratteristiche attrattive, bensì per l’appartenenza a un gruppo, più ristretto di quanto si pensi, di attrici che con i loro personaggi, le loro scelte, e il loro stesso modo di approcciarsi alla settima arte, hanno cambiato il modo di pensare del pubblico, dando un forte contributo al cinema. Che non abbia un Oscar in bacheca poco importa. Grazie alla sua autenticità, capacità di prevaricare il convenzionale, e l’essere stata musa di incredibili autori, Laura Dern rappresenta una, per molti invisibile, tra le più iconiche attrici della Hollywood contemporanea; dal talento facilmente paragonabile a quello delle intoccabili come Meryl Streep. Ma forse non c’è ancora spazio per una diva anticonvenzionale come lei, oppure ce ne sarà in futuro.

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