Quando un film viene fischiato al Festival di Cannes

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Di Gabriele La Spina

Questo mese il Festival di Cannes partirà nuovamente con la sua 70ª edizione, che già dalla sua line-up si preannuncia come una delle più chiacchierate degli ultimi anni. Estremamente densa di sguardi autoriali del cinema moderno, vedrà sfilare tuttavia pellicole potenzialmente scomode che promettono di dividere la critica. Si tratta un po’ del sale del festival francese, conosciuto anche per i famigerati fischi durante le proiezioni delle pellicole. Ma in quanti casi questi film denigrati a Cannes si sono rivelati realmente dei fiaschi?

In moltissimi casi pellicole demolite dalla critica del festival hanno poi portato a casa i premi più prestigiosi della giuria, alcuni poi sono stati consacrati col tempo come veri e propri capolavori del cinema. Avreste mai immaginato che un film iconico come Pulp Fiction fosse stato brutalmente distrutto dalla critica nel 1994 a Cannes? Il film di Quentin Tarantino destò le urla e i fischi del pubblico in sala durante le sue proiezioni, quando vinse la Palma d’Oro alla fine del festival scatenò inoltre il rumoroso disappunto da parte della critica che assistette alla premiazione. 

Quello di Tarantino è probabilmente uno degli episodi più eclatanti, destinato poi a ripetersi per il regista nel 2009 con Bastardi senza gloria, tuttavia non è l’unico cult mal accolto a Cannes: anche l’incredibile pellicola di Martin Scorsese, Taxi Driver, probabilmente uno dei punti più alti della filmografia del regista italoamericano, fu demolito dal pubblico nel 1976 soprattutto per l’antipatia nei confronti del personaggio di Travis, interpretato da un inarrivabile Robert De Niro; e anche in questo caso la pellicola vinse ironicamente la Palma d’Oro. Accadde la medesima cosa a David Lynch con il bellissimo Cuore selvaggio nel 1990. Tra i registi di oggi più detestati dal pubblico del festival troviamo Nicolas Winding Refn, vincitore del premio alla miglior regia nel 2011 per Drive, poi destinato ad essere demolito con le sue pellicole successive, ovvero Solo Dio perdona nel 2013, e il recente The Neon Demon, dove la maggior parte del pubblico si alzò a metà proiezione. Registi come Refn, e il collega nonché rivale Lars Von Trier, più e più volte fischiato al festival, potrebbero essere definiti borderline e per questo fastidiosi per il pubblico, ma vi sono casi di registi ampiamente riconosciuti anche dagli award, come Terrence Malick, il cui The Tree of Life ricevette tre nomination all’Oscar tra cui miglior film, che però generò in sala un misto di applausi e fischi. Anche quello di Malick vinse la Palma d’Oro al festival ed è ritenuto ad oggi uno dei migliori film del 21° secolo.
Ma si tratta di una strana cieca ignoranza cinematografica del pubblico di Cannes o di un’apparente intolleranza verso determinate tematiche? In realtà le motivazioni di una sopportazione così bassa da parte dei critici della croisette potrebbero essere molteplici. Quella dello spettatore di Cannes è una vita più dura di quanto sembri, e spesse volte vedere numerose pellicole in successione, dalle prime ore del mattino fino alla sera tarda, può deviare il proprio giudizio. Ciò non giustifica la maleducazione che deriva da un fischio, nonché gli scorretti comportamenti di questi che spesse volte tendono a distrarsi dalla visione del film a causa di smartphone e portatili, essenziali per le loro cronache dal festival.

In un’ipotetica scommessa sui film che saranno fischiati in questa edizione del festival, punteremmo di certo su L’inganno di Sofia Coppola, una regista più volte bistrattata dalla critica di Cannes, caso più noto i fischi al suo Marie Antoinette del 2006, in realtà un piccolo gioiello stilistico. Un remake, guidato dal girl power delle sue protagoniste, quale è L’inganno, sembra già avere i numeri per scatenare il disappunto del pubblico. Allo stesso modo il misterioso film di Yorgos Lanthimos, The Killing of a Sacred Deer che dovrebbe essere una rivisitazione della tragedia di Euripide, Ifigenia in Aulide; un film tanto impredicibile da poter deludere le aspettative fomentate dal grande successo di The Lobster, film del regista greco che raccolse i quasi unanimi plausi del pubblico di Cannes nel 2015, vincendo in seguito il premio della giuria. Se registi come Michael Haneke con il suo Happy End, e Roman Polanski con Based on a True Story (ultima new entry della selezione fuori concorso), sembrano in una botte di ferro vista la profonda stima e ammirazione riservata dalla critica nei confronti delle loro figure, la stessa cosa non può essere detta di Bong Joon-Ho, in concorso con il suo Okja, una pellicola fantasy distopica ad alto rischio di incomprensione.

Il passato di Cannes ci ha insegnato, molto più di altri festival, che qualunque sia il giudizio della critica al suo debutto, un film va giudicato seguendo il proprio gusto e la propria coscienza. Purtroppo i casi in cui i critici del festival seguono l’inerzia della demolizione di una determinata pellicola sono frequenti, ma solo il tempo ha saputo giudicare i grandi capolavori alla loro premiere bistrattati dal pubblico: la maggior parte di loro sono adesso degli esempi di cinema. Un fatto scontato, purtroppo non a tutti, è che anche la più becera delle pellicole non merita il volgare dissenso del pubblico alla sua proiezione, il cinema resta condivisione, scambio e comunicazione; qui come in qualunque altro campo della vita, la denigrazione distrugge ogni magia.

Per la vostra considerazione ecco una lista di grandi pellicole fischiate in passato al Festival di Cannes oltre quelle già citate: L’avventura (1960) di Michelangelo Antonioni, Gertrud (1964) di Carl Theodor Dreyer,  La voce della luna (1990) di Federico Fellini, Fuoco cammina con me (1992) di David Lynch, Crash (1996) di David Cronenberg, Idioti (1998) di Lars Von Trier, Antichrist (2009) di Lars Von Trier, Personal Shopper (2016) di Olivier Assayas.