Roma 2017: The Breadwinner – La recensione

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Di Daniele Ambrosini

The Breadwinner è il primo lungometraggio animato prodotto dalla Cartoon Saloon a non portare la firma di Tomm Moore, regista candidato all’Oscar per The Secret of Kells e La canzone del mare che ha ceduto il timone a Nora Twomey, co-fondatrice dello studio e aiuto regista di Moore per le due opere da lui dirette. Per il suo primo film in solitaria la Twomey ha deciso di adattare uno dei romanzi per ragazzi di maggiore successo degli anni duemila, “Sotto il burqua” di Deborah Ellis. 

Una tale scelta potrebbe apparire in contrasto con quanto fatto nei due film precedenti della Cartoon Saloon, che non erano così profondamente ancorati alla realtà storica e ad una marcata dimensione politica come invece lo è The Breadwinner, ma quest’ultimo film conserva l’elemento favolistico agrodolce che ha caratterizzato i film di Moore, ricontestualizzandolo. Il film della Twomey infatti, pur essendo un passo avanti notevole sul piano contenutistico, si pone in continuità con i film precedenti della Cartoon Saloon, che si conferma così una piccola ma preziosa realtà indipendente nel campo dell’animazione, dotata di una sua coerenza interna. 
A Kabul un ex insegnante che ha perso la gamba in guerra si guadagna da vivere leggendo, scrivendo e vendendo cianfrusaglie al mercato cittadino. In guerra ha perso anche uno dei suoi figli, l’unico maschio abbastanza grande da poter accompagnare la madre e le sorelle fuori casa e da poter lavorare; così è costretto a farsi aiutare da Parvana, figlia femmina di 11 anni. Ma nell’Afghanistan controllato dai talebani non c’è spazio per le donne: non possono essere istruite, non possono lavorare e non possono uscire di casa senza essere accompagnate da un uomo. Il padre di Parvana è un uomo dalle ampie vedute, che ha insegnato alle figlie a leggere e a scrivere e che continua a istruirle. Dopo uno scontro con una guardia armata al mercato, finisce per essere arrestato in quanto in casa sua vengono trovati libri proibiti. La famiglia è composta da sole donne, l’unico altro uomo di casa è poco più di un bebè, perciò per sopravvivere Parvana decide di fingersi un maschio per poter guadagnare qualche soldo al mercato e poter sostenere la sua famiglia. Dopo poco tempo la madre si decide a trovare una soluzione meno rischiosa per Parvana, mentre lei vuole assolutamente liberare il padre dalla sua ingiusta prigionia.
Ormai giunta al terzo film in 8 anni, la Cartoon Saloon ha consolidato il suo stile, non solo a livello visivo, ma anche narrativo: in questo ideale percorso Moore e Towmey hanno sviluppato storie di formazione dal retrogusto amaro che hanno fatto dell’elemento favolistico il loro punto forte. In The Breadwinner la dura realtà si scontra e si amalgama con una fiaba che Parvana racconta, nell’arco di tutto il film, agli altri quanto a sé stessa per trovare il coraggio di affrontare la sua difficile situazione. La fiaba ed il gusto per il racconto sono elementi fondamentali della storia della piccola protagonista, sono parte della sua cultura, sono qualcosa da cui trarre forza nei momenti bui. Rese con due tecniche di animazione differenti, la realtà e la fiaba, sono due aspetti complementari che ci aiutano a comprendere meglio la psicologia di un personaggio in bilico: Parvana è una bambina costretta a crescere in fretta il cui animo infantile emerge in tutta la sua innocenza nonostante i suoi sforzi di mostrarsi adulta, all’altezza delle innumerevoli difficoltà che si trova costretta ad affrontare. 
The Breadwinner non solo è un bel film d’animazione ma è anche un racconto emotivamente potente e trasversale che, ne siamo sicuri, farà breccia nel cuore di molti, giurati dell’Academy compresi.



VOTO: 8/10