Di Simone Fabriziani e Alfredo Di Domenico
#OscarsSoWhite
Questo tag molto popolare vi dice nulla?
Coniato lo scorso anno sul social network Twitter per polemica contro una annata cinematografica in cui spiccava una (quasi) totale assenza nelle scelte dell’Academy di titoli o performer di “colore”, quest’anno la polemica sulla mancanza di diversità nei nomi candidati si è riaccesa, più forte che mai.
L’Academy negli ultimi giorni è sotto attacco verbale di molti dei maggiori esponenti della comunità di colore di Hollywood per la totale assenza di candidati di colore nelle cinquine finali: c’è chi come Will Smith e moglie decidono di boicottare la Cerimonia di Premiazione, e c’è chi come Cheryl Boone Isaacs (Presidente dell’Academy in carica da tre anni e prima di colore a sedere sulla poltrona dell’AMPAS) che affranta e addolorata promette nuove regolamentazioni e un “ricambio generazionale” tra i membri dell’Academy dal prossimo anno per favorire più “diversità”, insomma la polemica fuori e dentro il mondo dello spettacolo non ha risparmiato proprio nessun membro dell’Academy, ora definita come una organizzazione vetusta e, per non usare altre parole, razzista nei confronti delle minoranze.
Noi non entreremo nel merito della polemica, per grandi aspetti anche meritevole di attenzione se vista come campanello d’allarme per una “chiamata alle armi” per un cambiamento radicale in quel di Hollywood, ma vi forniremo invece del materiale su cui riflettere e su cui porre un analisi più approfondita. L’immagine infografica qui sotto curata dalla rivista Mirror ci mette di fronte una triste realtà statistica:
Lo scorso anno dunque il 94% dei membri dell’Academy erano bianchi a fronte di uno spaventoso 93% “occidentale” delle Nomination all’Oscar di qualunque anno (dal 1927 ad oggi), fino alla triste comparazione con la popolazione totale attuale negli USA, bianca al 63%. Allora qualcosa non va nel sistemo hollywoodiano? La storia passate degli Academy Awards potrebbe esserci di aiuto cosi come ce la racconta il collaboratore Alfredo Di Domenico:
Cerimonia degli Oscar anno 2002, si premia il meglio dell’ anno precedente. Whoopi Goldberg presenta lo show. Sidney Poiter riceve l’Oscar alla carriera, proprio lui, il primo, ed unico, attore afro americano ad aver vinto l’Oscar come migliore attore nel 1963.
Ma qualcosa di eccezionale succede: Denzel Washington vince l’Oscar come Migliore Attore, diventando il secondo performer a vincere nella categoria leading ed il primo a vincerne due. Ma non basta, una singhiozzante e isterica Halle Berry diventa la prima attrice afroamericana a vincere l’Oscar come Migliore Attrice.
Quella fu l’edizione che avrebbe dovuto cambiare la storia, dopo decadi di attori bianchi premiati finalmente, come disse la Berry nel suo discorso di ringraziamento, le porte erano state aperte. A nostro avviso è stata l’edizione più ruffiana della storia.
Negli anni precedenti solo pochi artisti avevano riportato una vittoria, Hattie McDaniel nel 1939 per Via Col Vento ( curiosamente proprio in virtù del colore della sua pelle non le fu permesso partecipare alla prima proiezione del film per cui ha vinto) 1963 il sopracitato Poiter, nel 1982 Luis Gossett Jr diventa il primo a vincere come supporting actor, nel 1990 Whoopi Goldberg vince per Ghost e nel 1997 un sinistro Cuba Gooding JR ritira l’Oscar.
Nel mezzo c’è stato un discreto numero artisti di colore che hanno ricevuto una nomination ma che sono rimasti a mani vuote a cominciare Dorothy Dandridge, prima donna candidata come leading, Cicely Tyson, Diana Ross o per gli uomini Morgan Freeman, James Earl Jones.
Va meglio dal 2001 un poi dove la presenza di attori Afro Americani premiati è aumentata, specie nella categoria migliore attore e attrice non protagonista: Jamie Foxx, Forest Whitaker, addirittura 4 donne tra, Jennifer Hudson, Mo’nique, Octavia Spencer e Lupita Nyongo.
Dati che fanno riflettere? Senza dubbio si, ma lasciamo a voi l’ardua sentenza su questo polverone che, forse, quest’anno difficilmente si placherà.