Di Gabriele La Spina
Un appellativo elargito a Margo Martindale da BoJack Horseman, nella fortunata serie animata Netflix, è proprio quello di “attrice caratterista”, mai più calzante per un’attrice eternamente snobbata dal settore dei premi, ma attiva da quasi 30 anni. Eterna supporter, la Martindale è un’interprete di impatto e un volto inconfondibile, mossasi furtivamente in numerose pellicole di successo, spesse volte ha contribuito alla solidità del cast di queste.
È certo che la Martindale non possiede il physique du rôle per ricoprire un certo tipo di ruolo, né per essere la giusta protagonista che dia appeal alla pellicola. Negli anni l’abbiamo vista più volte ricoprire i ruoli di sorelle bisbetiche o di madri degenerate. Era una suora sullo sfondo di Dead Man Walking (1995), mentre Susan Sarandon vinceva l’Oscar nel 1995; e subentrava come Dr. Charlotte ne La stanza di Marvin (1996), capitanato dal duo Streep-Keaton; l’infermiera integerrima del centro riabilitativo dove si trovava Sandra Bullock in 28 giorni (2000), e la baby sitter di Julianne Moore in The Hours (2002). Definire però la Martindale una semplice comparsa in questi ruoli sarebbe quasi offensivo, la sua perfetta impersonificazione di questi piccoli, ma significativi personaggi, è facilmente paragonabile a quella degli stessi protagonisti delle suddette pellicole.
Trasformarsi in un mestierante a Hollywood è purtroppo estremamente facile, ma da buona operaia del settore cinematografico la Martindale si è giostrata tra i sempre più frequenti ruoli di dottoressa, infermiera, e poi ancora madre e zia. Ma in alcuni casi ha reso questi dei personaggi incisivi come non mai. Estremamente detestabile e cinica fino all’osso, ha brillato nel ruolo di Earline, la madre di Maggie Fitzgerald (Hilary Swank) nel Million Dollar Baby (2004) di Clint Eastwood, il suo è uno dei personaggi più autentici della pellicola che per certi versi spinge sulla drammaticità, a volte forzata ed eccessivamente pessimistica, tipica del cinema eastwoodiano.
Margo Martindale in una scena di “I segreti di Osage County” |
E mentre si destreggerà ancora tra grande e piccolo schermo, passeranno diversi anni prima di giungere ai giusti ruoli che potranno farla emergere dai piccoli ruoli per lei disponibile. Nel 2010 conquista il suo primo Emmy per la serie Justified, un amore quello dell’Academy televisivo, destinato a ripetersi con la serie The Americans, ma ancor prima la Martindale prende parte all’adattamento della piéce teatrale di Tracy Letts diretto da John Wells, con un cast di star assolute come Julia Roberts e Meryl Streep, in I segreti di Osage County ottiene uno dei suoi pochi ruoli di rilievo sul grande schermo, interpretando la sorella della protagonista (per l’ennesima volta) Mattie Fae Aiken, e rappresentando la vera vena comica della pellicola. Negli anni successivi, come già anticipato, The Americans le frutta due Emmy ed è così che la Martindale riesce a ritagliare una sua nicchia. Ormai volto noto e non più attrice di sfondo. Mai nominata all’Oscar, mai nominata ai Golden Globe, è la prova vivente che il campo artistico prevede numerose vie alternative.
Oltre ad aver prestato la voce in alcuni episodi di BoJack Horseman, l’abbiamo vista di recente nelle serie New Girl, The Good Wife e The Millers. Quest’anno sarà in sala in un piccolo ruolo (letteralmente) nel Downsizing di Alexander Payne, ma l’abbiamo già vista in Wilson e sentita in Cars 3.