Di Gabriele La Spina
Ne è passato di tempo, e di esperienza, da quando Charlize Theron era soltanto la ragazza dello spot del Martini. E nemmeno l’attrice, africana di nascita, avrebbe mai pensato di intraprendere una carriera diversa da quella di modella, e in antitesi a quest’ultimo mestiere, trasfigurare il suo aspetto e conquistare la più alta onorificenza del mondo cinematografico. Un volto il suo, soprattutto votato al cinema dei grossi numeri al botteghino, ma con diverse parentesi estremamente interessanti, le suddette prendono il nome di: Jenkins, Reitman e Miller.
In pochi ricordano che nella filmografia di Charlize Theron vi è un titolo divenuto di culto con il passare degli anni, dove l’attrice affianca Keanu Reeves, negli anni ’90 un A-list actor, che avrebbe affiancato nuovamente qualche anno dopo. Il film è L’avvocato del diavolo (1997), e qui la Theron interpreta il ruolo della moglie nell’ombra che avrebbe ricoperto ancora altre volte nel primo periodo della sua carriera (ad esempio in The Astronaut’s Wife), eppure l’intensità della sua performance, al fianco di un gigante come Al Pacino, lasciava presagire che un talento di grosse proporzioni sarebbe fiorito in futuro. Ma chi le avrebbe mai dato questa chance di essere molto di più che la bella moglie del protagonista o se non la ragazza della porta accanto? Fino agli albori del 2000 infatti la Theron viene inscatolata in ruolo soprattutto dettati dal suo bel aspetto. Ma sarà una regista esordiente, con alle spalle qualche cortometraggio, a sceglierla per un ruolo di enorme complessità: quello dell’omicida Aileen Wuornos; una delle dieci donne condannate alla pena di morte negli Stati Uniti. Se la Wuornos nel film si trasforma da prostituta a terribile assassina, anche la Theron subisce una trasformazione prima di tutto fisica. Ma non è per il suo imbruttimento che l’attrice vince nel 2004 l’Oscar per Monster, la sua mutazione psicologica è egualmente palpabile dal suo sguardo ed è solamente coronata dalla perfetta gestualità e dall’ottimo lavoro di trucco. L’antieroe di Patty Jenkins è uno dei più memorabili del grande schermo, nonché tra i migliori ritratti di serial killer mai visti.
Mai adagiarsi sugli allori! Dopo la vittoria dell’Oscar, è tempo per la Theron di tornare nuovamente in carreggiata e farsi notare ancora una volta dalla critica. Ed è ancora una regista donna a portarla sotto i riflettori: Niki Caro, regista soprattutto di melò di stampo classico e al femminile, realizza una pellicola indagine sul primo grande caso di molestie sessuali nella storia americana avvenuto nel 1984, e battezzato come “Jenson contro gli undici minatori”. Nel film la Theron interpreta infatti Josey, una donna che subisce pesanti molestie durante il suo lavoro in miniera. Se il film non conquista pienamente la critica, la sua performance sì, il suo ruolo estremamente sofferto di North County le conferisce infatti la sua seconda nomination all’Oscar; ma anche l’ultima, perché in futuro gli ottimi personaggi per la Theron sarebbero scarseggiati, e nei pochi casi fortuiti sarebbero passati del tutto inosservati. Un caso tangibile è infatti Young Adult, diretto da Jason Reitman, dove la Theron interpreta una scrittrice di romanzi per giovani adulti che fa ritorno nella sua città natale rendendosi conto della sua completa situazioni di disadattamento sociale. Spietata quando sensuale come non mai, l’attrice ci regala un personaggio irresistibile poiché anticonformista. La Theron si adatta anche al black humor della sceneggiatura di Diablo Cody, e offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Perlomeno fino al 2015, quando arriverà nelle sale il gioiellino di George Miller, Mad Max: Fury Road. Il regista australiano ritorna alla sua storica saga degli anni ’70, che ebbe con protagonista Mel Gibson, e realizza un sequel reset con un ottimo casting. Se Tom Hardy è il perfetto Mad Max, nel film la componente femminile è di straordinaria forza. Mad Max: Fury Road è infatti il capitolo più femminista della saga, ed è “pilotato” proprio da Charlize nei panni di Imperator Furiosa. Ancora una volta dopo Monster, l’attrice si sveste completamente della sua aura glamour, rasa i suoi capelli e si “sporca il viso”. La malinconia del suo sguardo è pari solo alla grinta della sua performance.
Pochi ma significativi i passaggi della carriera di questa indiscutibile attrice, ma è impossibile escludere una svolta, se non ulteriori interessanti parentesi, nella sua carriera seppur sempre più votata al cinema mainstream.