Di Gabriele La Spina
Sarà questa estate nelle sale con l’attesissimo remake The Beguiled, con Elle Fanning, Nicole Kidman e Colin Farrell, a ben quattro anni di distanza dalla sua ultima fatica cinematografica. Sofia Coppola, regista premio Oscar per Lost in Translation, si è imposta in poco tempo come una delle più interessanti artiste hollywoodiane. Figlia d’arte, ha saputo discostarsi dal pesante nome dei Coppola, affermando un suo stile unico e inusuale.
Stile coltivato anche dalla sua grande passione per il cinema, alimentata anche dall’aver vissuto dietro le quinte dei grandi capolavori del padre Francis Ford Coppola. Al sito IndieWire, la regista ha rivelato la lista dei suoi film preferiti di sempre. Tanti i titoli che non ci aspettavamo di leggere come Lasciami Entrare di Tomas Alfredson e Tootsie di Sydney Pollack, molti gli immancabili come Rusty il selvaggio del padre Francis. Ecco quali sono i titoli di cui Sofia Coppola consiglia la visione a chi ama i suoi lavori o semplicemente a qualunque amante del cinema.
Rusty il servaggio (1983)
dir. Francis Ford Coppola
Anni ’60. Il sedicenne Rusty vive con il padre, un ex avvocato alcolizzato, sognando di diventare come il fratello maggiore, un tempo leader delle bande del quartiere che ora gira per la California a bordo della sua moto. Messosi nei guai per una rissa, Rusty viene salvato proprio dal provvidenziale arrivo del fratello che però viene ucciso da un poliziotto. Sul film Sofia Coppola ha dichiarato: “Mi piace l’idea che si tratti di un film d’autore sugli adolescenti”. Si tratta di uno dei film che l’ha maggiormente influenzata per la sua filmografia.
Fino all’ultimo respiro (1960)
dir. Jean-Luc Godard
Michel è un giovane spostato: moderno erede dei romantici maledetti è incapace di vivere secondo le regole della società borghese. Ruba un’auto, fugge verso l’Italia, ma la polizia lo insegue. Due agenti lo intercettano e Michel ne uccide uno. Torna a Parigi dove trova rifugio da Patricia, una giovane americana con la quale ha una complicata storia d’amore. La conclusione del loro rapporto coincide con una nuova denuncia alla polizia. Per Michel la resa dei conti è sempre più vicina. “La versione di Godard mi ha colpito in un periodo in cui stavo attraversando la New Wave”, dichiara la regista.
Sixteen Candles (1984)
dir. John Hughes
Samantha resta di sasso quando vede che i suoi familiari, alle prese con i preparativi per il matrimonio della sorella, si sono completamente dimenticati della data del suo sedicesimo compleanno. Sconvolta dall’accaduto, sta già pensando di andarsene per sempre, quando si accorge che il ragazzo dei suoi sogni improvvisamente sembra dimostrare, per la prima volta, qualche attenzione nei suoi confronti. Si tratta di uno dei film preferiti dell’adolescenza di Sofia Coppola: “Continuo a guardarlo ogni volta che mi capita”.
Lolita (1962)
dir. Stanley Kubrick
Il docente Humbert, alloggiato presso la vedova Haze, la sposa pur di stare vicino alla figlia adolescente, di cui è innamorato. Quando la Haze muore, Humbert si mette finalmente con la ragazzina e con lei viaggia attraverso gli Stati Uniti. Sul film la regista ha detto: “Amo Kubrick. Amo il modo in cui ha messo insieme quel film, il modo in cui è stato girato. Come la scena del controcampo nel finestrino della macchina con il mostro”.
L’ultimo spettacolo (1971)
dir. Peter Bogdanovich
Nel villaggio di Anarene, Texas, tra le effervescenze sessuali dei più giovani, le frustrazioni dei quarantenni e le nostalgie degli anziani, il confine tra noia e dramma è sempre più labile. Siamo nel 1951 e l’educazione alla vita del giovane Sonny è tutt’altro che facile. Sofia Coppola dichiara soltanto. “E’ un film semplicemente bellissimo”.
Tootsie (1982)
dir. Sydney Pollack
Michael (Dustin Hoffman) è un bravo attore, ma non trova scritture. Depresso, sopravvive come può finché, per varie circostanze, si trova a fare un provino travestito da donna, col nome di Dorothy. In questi panni è “scelta” come protagonista di un serial televisivo. Deciso a non perdere l’occasione, inizia una doppia vita con intuibili complicazioni quando si innamora di una compagna di lavoro.
Il rompicuori (1972)
dir. Elaine May
Leonard Cantrow, un giovane ebreo estroverso e sicuro di sé, commerciante in articoli sportivi, sposa Lila, paciosa ragazzotta senza spicco, entusiasta del suo uomo e ansiosa di piacergli, felice dell’idea dei molti anni che passeranno fianco a fianco. Invece il suo matrimonio finisce dopo appena cinque giorni, sulla spiaggia di Miami Bbeach. Scontento della moglie, di cui solo ora ha scoperto la mediocrità Leonard s’innamora della bionda Kelly Corcoran, allegra e seducente figliola di un ricco banchiere del Minnesota.
Lasciami Entrare (2008)
dir. Tomas Alfredson
Oskar è un bambino fragile e ansioso che vive nei sobborghi operai di Stoccolma e che viene regolarmente schiacciato dai compagni di classe. Il suo desiderio di trovare un compagno si realizza quando nella casa a fianco arriva Eli, una sua coetanea piuttosto strana: pallida e seria, esce solo di notte e sembra non soffrire il freddo. Stranamente però l’arrivo di Eli coincide con una serie di morti misteriose: un uomo viene trovato appeso a un albero, un altro in un lago e una donna viene morsa sul collo. Intanto tra i due ragazzini è fiorita un vera amicizia e Oskar sembra aver trovato la forza di reagire alle angherie. Tuttavia inizia a capire quale sia la vera natura di Eli e intuisce che la sua amica dovrà presto abbandonarlo.
In the Mood for Love (2000)
dir. Wong Kar Wai
Un uomo e una donna a Hong Kong, nel 1963: storia dei brevi incontri ritrosi tra Chow Mo-Wan e Su Li-zhen, vicini di casa che scoprono casualmente che i rispettivi coniugi sono amanti e inscenano, come in una prova, le rispettive rivelazioni. Si incontrano, si chiedono cosa staranno facendo gli altri due, si parlano come se parlassero a loro, si guardano allontanarsi, e inevitabilmente senza dirserlo mai, finiscono per amarsi. Sofia Coppola al suo discorso di accettazione per l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale per Lost in Translation, ha ringraziato Wong Kar Wai per averla influenzata nella stesura dello script. Chissà se proprio questo sia stato il film che l’ha ispirata.