Di Simone Fabriziani
Classe 1964, nato a Guadalajara in Messico e cineasta latinoamericano di calibro internazionale, Guillermo Del Toro ha ridefinito il cinema di genere mescolando horror, fantasy, thriller e fiaba senza mai rinunciare all’artigianalità della messa in scena, al gusto del buon racconto e all’amore atavico per i mostri, veri e propri spauracchi di una società occidentale in lotta eterna con le sue contraddizioni.
Vincitore di più di cinquanta premi internazionali e di due premi Oscar, Del Toro ha viaggiato, sin dai suoi esordi, nella fiction di genere grazie ai primi lavori nella serie televisiva messicana Hora Marcada, contraltare latinoamericano di “Ai confini della realtà”, assecondando le sue paure ancestrali, le sua passioni dell’infanzia e dell’adolescenza e lasciando liberi i “mostri” della mente, figure demoniache chiaroscurali troppo spesso incomprese ed ostracizzate dagli esseri umani; chi è il vero mostro nel cinema visionario di Guillermo Del Toro?
Troppo spesso paragonato all’oscurità della filmografia del regista statunitense Tim Burton, tra molti alti e qualche basso la carriera del cineasta messicano si è tuttavia distanziata dalle comparazioni scomode, confezionando per (quasi) ogni suo film una cornice autoriale e felicemente nerd che ha fatto e continua a fare scuola nel panorama del cinema di genere internazionale. Nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno, ecco i cinque titoli essenziali per capire appieno il cinema di Guillermo Del Toro, in ordine puramente cronologico di uscita nelle sale prima del Leone d’Oro e dell’Oscar ricevuto lo scorso febbraio per l’ottimo La forma dell’acqua.
Cronos (1993)
Primo lungometraggio destinato al grande schermo per Del Toro, è anche il suo primo film cinematografico in lingua spagnola; horror dalle tinte faustiane, è il racconto oscuro e visivamente suggestivo di Jesus Gris (Federico Luppi), alchimista moderno alla disperata ricerca di un dispositivo millenario capace di donare la vita eterna a chi ne fa uso. Prima collaborazione con “Helboy” Ron Perlman e primo colpo di fulmine visivo di una carriera cinematografica in ascesa ma già ben radicata nell’horror artigianale.
La spina del diavolo (2001)
Il film di produzione messicana che forse più di qualunque altro ha capitalizzato le cifre tematiche e stilistiche di una poetica in fluida trasformazione e di un genere, quello orrorifico, che nel primo decennio del nuovo millennio avrebbe fatto scuola non solo in Messico. La guerra civile spagnola, il punto di vista di intrepidi ed irrequieti adolescenti, gli orfanotrofi oscuri e pieni di temibili segreti, è tutto ne “La spina del diavolo”.
Il labirinto del fauno (2006)
Il capolavoro di Del Toro e summa miracolosa delle sensibilità tematiche del regista messicano. La storia della Principessa Moana in fuga dalle barbarie della guerra civile spagnola in missione per riconquistare il suo regno perduto è la favola adulta più celebrata del cinema non in lingua inglese del nuovo millennio. Sei nomination all’Oscar e tre statuette tecniche.
Hellboy: The Golden Army (2008)
Seguito del fumettoso Hellboy del 2004 ed ispirato al demoniaco supereroe creato da Mike Mignola, è quello che è stato Batman – Il ritorno per il cinema di Tim Burton: una discesa nelle suggestioni e nei tic più intimi di Del Toro in un tripudio di effetti speciali, visivi e di creature immaginifiche dove l’epica del fantasy più puro di mescola all’horror e al racconto supereroistico tradizionale ed ironico. L’Hellboy di Ron Perlman si (ri)conferma qui irresistibile outsider e freak sotto steroidi in pieno stile deltoriano.
Crimson Peak (2015)
Forse meno riuscito rispetto ad alcune pellicole precedenti e meno quadrato dal punto di vista narrativo, il sottovalutato dramma gotico “Crimson Peak” è tuttavia un gioiellino di atmosfera, a cavallo tra suggestioni letterarie di fine Ottocento (e le citazioni al classico vittoriano “Cime tempestose” si sprecano) e omaggio dal piglio quasi adolescenziale, ma pur sempre dinamico e vigoroso, del cinema horror gigionesco della Hammer Film. La scrittura lasciatela in secondo piano, almeno per questo film.