Di Simone Fabriziani
Ci lascia a 91 anni il grande veterano del cinema statunitense Harry Dean Stanton, tra i più apprezzati “character actor” della sua generazione, mai premiato però per la sua immensa filmografia, colonna vertebrale ideale di un cinema, quello statunitense, in grande fermento e cambiamento a partire dagli anni ’70 in poi.
Comparsa in Il padrino – Parte II, Stanton ha scalato la New Hollywood degli anni ’70 con piccole partecipazioni a pellicole di spicco, tra cui negli anni subito successivi Marlowe, il poliziotto privato (1975) e Missouri (1976), fino ad ottenere il giusto spazio sul grane schermo in ruoli più sostanziosi; impossibile non citare lo Stanton di Vigilato speciale (1978) e Alien (1979.
Gli anni ’80 lo hanno visto protagonista di alcune delle pellicole più prorompenti del decennio, tra cui vanno annoverate le partecipazioni eccellenti in 1997: fuga da New York (1981), capolavoro di John Carpenter, Un sogno lungo un giorno (1981) di Francis Ford Coppola, e il capolavoro statunitense di Wim Wenders Paris, Texas (1984), Palma d’Oro al Festival di Cannes. L’alba degli anni ’90 si apre con una partecipazione nel capolavoro controverso di Martin Scorsese L’ultima tentazione di Cristo (1988) e con la prima delle molte collaborazioni con il regista statunitense David Lynch: iniziata nel 1990 con Cuore selvaggio, continua poi nel 1992 con Fuoco cammina con me, nel 1999 con il commovente Una storia vera, nel 2006 con l’intricato Inland Empire ed infine, proprio quest’anno, con il revival televisivo Twin Peaks – La serie evento.
Acclamato da pubblico e colleghi, Harry Dean Stanton a 91 anni ha dato forse prova del suo immenso e sottovalutato talento attoriale nel debutto alla regia di John Carroll Lynch dal titolo Lucky (2017), molto applaudito al SXSW Festival lo scorso mese di marzo e in cui, ironia della vita, Stanton recita a fianco di un inedito David Lynch, amico nell’arte e nella vita fino alla fine.
Fonte: IndieWire