Di Simone Fabriziani
Mentre film attesi e molto discussi come “Sully” di Clint Eastwood (con un Tom Hanks a caccia di una sesta Nomination all’Oscar), il biopic sulla leggenda della box Vinnie Pazienza “Bleed For This”, molto apprezzato per la performance in Lead di Miles Teller ed altri titoli si svelano in tre giorni intensissimi di proiezioni in World e North-American Premiere, la sensazione del Telluride Film Festival arriva con il drama Moonlight di Barry Jenkins.
Ispirato ad una storia originale di Tarell McCraney dal titolo In Moonlight Black Boys Look Blue e scritto e diretto dallo stesso Jenkins, il film è diviso idealmente in tre parti narrative, ambientate in altrettanti periodi storici nella crescita di del protagonista:
“Moonlight” è una narrazione cinematografica in tre parti, che copre l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta di un umo afro-americano che sopravvive alla guerra della droga nella città corrotta di Miami, e che trova l’amore in luoghi inaspettati scoprendo cosi la possibilità di poter cambiare se stesso.
A convincere la stampa statunitense è stata la maestria del regista nel misurare la narrazione in tre atti raccontando con un tocco poetico e visivamente notevole la condizione umana e sociale dell’essere cittadino di colore negli Stati Uniti d’America, a partire dai rivoluzionari anni 70 fino ai giorni nostri.
Epico ed intimo allo stesso tempo, “Moonlight” di Barry Jenkins è anche una profonda disamina della società americana in vertiginoso cambiamento ed una potente sfida a tutela dei diritti della comunità afro-americana e LGBT nel mondo d’oggi.
Difficile non pensare che il film con protagonisti, tra gli altri, due applauditi Mahershala Ali e Naomie Harris non risuoni potente tra i membri dell’Academy, un anno dopo la pesante polemica degli #OscarsSoWhite.
Ecco due entusiastiche recensioni da Variety e IndieWire all’alba dalla presentazione in World Premiere al Telluride Film Festival.
Nelle sale USA dal 21 Ottobre 2016.