L’horror e gli Oscar: Un rapporto d’amore e odio

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Di Gabriele La Spina

Pochi mesi ci separano dalla fine del 2017 e tante pellicole di qualità le lasciamo alle nostre spalle. In questi ultimi anni è fatto riconosciuto, che l’horror abbia subito una rinascita autoriale incredibile, e il 2017 non è stato da meno. Pellicole come Split, ma soprattutto Get Out, sono stati successi indiscutibili di botteghino e critica, e da poche settimane anche il nuovo adattamento di It sembra seguirne la scia. Ma se negli anni precedenti veri e propri capolavori del genere non sono arrivati al riconoscimento della comunità artistica americana nella stagione dei premi, il destino sembra non essere dei più rosei nemmeno per questi titoli.

Sembrava quasi stridente non vedere il magnifico film di Robert Eggers, The Witch, in nessuna categoria degli scorsi Oscar. Ma qual è il motivo per cui i film di genere horror continuano a essere emarginati e sminuiti nel settore cinematografico? Forse una cattiva fama accumulata in decenni di decadimento di uno dei generi più antichi del cinema stesso. L’horror si è trasformato in becero prodotto da incassi estivi, con saghe infinite e soggetti al limite del ridicolo, pochissime le eccezioni. Solo di recente il cambio di rotta a delineato una nuova frontiera del genere, e idee geniali come quelle di Jennifer Kent per Babadook e David Robert Mitchell per It Follows, avrebbero meritato uno spazio tra i maggiori riconoscimenti dei loro rispettivi anni.
In una recente intervista, il produttore Jason Blum, l’uomo dietro successi come Insidious, La notte del giudizio, il recente Get Out, ma al tempo stesso anche pellicole premiate dagli Oscar come Whiplash e The Reader, si è interrogato proprio su questo quesito: “Le persone tendono a distaccarsi dalla violenza, ma la verità è che ci sono dei film molto violenti nominati agli Oscar, non sono quasi mai horror, e non ritroviamo un horror alle nomination da molto tempo. Forse pensano che siano grossolani o qualcosa del genere“. [x] In fin dei conti è vero che gli Academy hanno, a volte anche inconsapevolmente, premiato pellicole dalle sfumature horror caso recente Il cigno nero di Darren Aronofsky, ma se vogliamo risalire alle vere pellicole del genere che hanno trionfato nella stagione dei premi, dobbiamo tornare indietro di diversi anni, ne sono esempi L’esorcista del 1973, con 10 nomination nelle categorie principali, e Rosemary’s Baby del 1968, con 2 alla sceneggiature e attrice non protagonista. I casi più recenti non riusciti a rientrare oltre il settore dei trucchi.
Eppure le cose sembrano destinate a cambiare, e in un modo o nell’altro il genere reietto del cinema potrebbe insidiarsi furtivamente. The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos, un horror che trascende quasi il genere, è uno dei titoli di punta di A24, e il regista già amato dagli Oscar, che lo hanno nominato per il film straniero con Dogtooth e la sceneggiatura originale con The Lobster, non è del tutto impossibile per un ritorno. E oltre il film caso Get Out, che nella sceneggiatura potrebbe avere anche una chance, sarebbe più dovuta la presenza di pellicole come A Ghost Story di David Lowery e Personal Shopper di Olivier Assayas, che raccontano l’ultraterreno in una maniera unica e raffinata. Sembra sognare troppo, ma dopotutto un posto resta prenotato per l’horror, almeno per il miglior trucco (as usual), per il successo del boxoffice, It. 

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