Di Simone Fabriziani
Scompare a 86 anni dopo una lunga malattia il regista italiano Ermanno Olmi, autore “imprevedibile” del cinema nostrano a partire dagli anni Sessanta ad oggi, grande sperimentatore di temi e linguaggi cinematografici e vincitore anche di una Palma d’Oro e di un Leone d’Argento nella sua carriera.
Gli anni ’60 si aprono con i film Il tempo si è fermato, Il posto e I fidanzati, capolavori dal gusto neorealistico in cui viene raccontata la crisi degli affetti e dei sentimenti ai tempi del boom economico. Nel 1965 arriva E venne un uomo, film biografico dedicato alla vita di Papa Giovanni XXIII, ma è del 1978 il suo capolavoro assoluto premiato a Cannes con la Palma d’Oro: L’albero degli zoccoli, recitato totalmente da attori non professionisti ed in dialetto bergamasco, una rivoluzione assoluta per il cinema italiano e per il tradizionale palmarés del festival francese.
Nel 1988 viene premiato a Venezia con il Leone d’Argento con La leggenda del santo bevitore, tratto dal romanzo di Joseph Roth; l’adattamento cinematografico sarà anche materia della fiaba Il segreto del bosco vecchio (1993), dal romanzo omonimo di Dino Buzzati. Il nuovo millennio si apre con le grandi ricostruzioni in costume Il mestiere delle armi (2001), vincitore di 9 David di Donatello, Cantando dietro i paraventi (2003) con un inedito Bud Spencer e i film di stampo cristologico e pacifista Centochiodi (2007), Il villaggio di cartone (2011) e, ultimo film per il grande schermo dalla natura antimilitarista, Torneranno i prati (2014).