Di Simone Fabriziani
Due premi Oscar alla regia e tre candidature totali. Questo è stato il bottino all’Academy del regista di origine cecoslovacca Milos Forman, deceduto ieri all’età di 86 anni negli Usa dopo una breve malattia.
Dopo alcuni documentari e lungometraggi realizzati in madrepatria, il debutto nel cinema statunitense arriva nel 1971 con Taking Off, senza riscuotere però successo con la critica e il pubblico. Nel 1975 arriva l’insidioso adattamento del romanzo omonimo di Ken Kesey Qualcuno volò sul nido del cuculo ed è subito successo internazionale: cinque premi Oscar tra cui il primo alla regia per Forman (ma vince anche il film, i due interpreti principali Jack Nicholson e Louise Fletcher e la sceneggiatura adattata) e uno dei titoli più significativi degli anni ’70. L’ascesa all’olimpo dei grandi registi è subitanea e repentina.
Seguono grandi titoli di richiamo e successo come il musical Hair (1979) e la commedia musicale Ragtime (1981), ma la poetica della musica come strumento diegetico e narrativo dei suoi film raggiunge l’apice nel 1984 con gli otto premi Oscar vinti da Amadeus, tra cui miglior film, regia per Forman e attore protagonista a F. Murray Abraham. Ed è di nuovo cult istantaneo. Dopo il successo del film le esperienze dietro la macchina da presa si fanno sempre più rade, ma vale la pena ricordare Valmont (1989) con Colin Firth e Annette Bening e Larry Flint – Oltre lo scandalo (1996), per il quale Milos Forman riceve la terza ed ultima nomination alla statuetta. Degno di nota lo strampalato e commovente biopic Man on the Moon (1999), racconto del comedian statunitense Andy Kaufman interpretato da un indelebile Jim Carrey.
Fonte: Variety