Di Gabriele La Spina
La parabola discendente della serie HBO sembra ormai inesorabile, così come lo stato confusionale dei suoi sceneggiatori, forse alla estenuante ricerca di una nuova identità per ogni suo personaggio. Perché, non si può negare, che i personaggi di Westworld abbiano mostrato un secondo volto in questa seconda stagione, cominciando da Dolores che da vittima dell’eterno loop del parco a tema è divenuta adesso capo rivoluzionario, dei più vendicativi, e dalla cattiveria forse difficile da giustificare.
Nell’episodio andato in onda la scorsa settimana, dal titolo “The Riddle of the Sphinx”, gli autori hanno svelato uno dei più grandi segreti di Delos, portando di nuovo “in vita” il personaggio di Elsie, interpretato da Shannon Woodward, e aprendo una lunghissima parentesi che ci ha distratti dalla scoperta di alcuni protagonisti del parco a tema parallelo dedicato al mondo dei samurai. Una scelta azzardata, per nulla ripagata nell’andamento della serie, che sembra trascinare sé stessa verso un epilogo già prevedibile. Svelare goccia dopo goccia, episodio dopo episodio, ulteriori misteri di certo non aiuta, ma al contrario crea di volta in volta una matassa di informazioni confusionarie per lo spettatore.
In “Akane No Mai”, HBO sembra aver messo mano ancora al budget della serie, ricreando uno splendido mondo in stile antico giappone dove Maeve, la magnifica Thandie Newton, si ritrova faccia a faccia con la sua stessa storyline riproposta in chiave japan (idea originale o mancanza di idee? – Per gli sceneggiatori del parco a tema o per quelli della serie stessa?). Non mancano le sequenze spettacolari, dove Maeve scopre un potere interiore, quasi sovrannaturale, che in realtà si evince scaturito da una sorta di collegamento tra ogni attrazione, che le permette di controllare chiunque con il solo pensiero. Gli stessi samurai la definiscono “strega”, e lo stesso noi, in una stagione tanto dispersiva quanto capace di mettere sempre più carne al fuoco. Westworld è ancora capace di stupire, ma lo switch narrativo di quest’anno ha indubbiamente lasciato dietro di sé la semplicità e l’efficacia della storyline della prima stagione, dove ogni vicenda di ogni personaggio si incastrava abilmente con quella dell’altro. La malinconia e il desiderio di libertà intellegibile negli occhi dei robot è stato sostituito adesso da il raggiungimento dello stesso scopo, attraverso però una lunga e infinita serie di distruzione e carneficine, che al contrario dell’esaltazione ottengono come risultato la noia inesorabile dello spettatore.