Di Simone Fabriziani
I risultati dei 91° Academy Awards hanno definitivamente messo in chiaro la posizione dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences nei confronti delle nuove sfide del cinema internazionale nella sua fruizione: prevale una tendenza conservatrice.
I tre Oscar assegnati a Green Book nelle categorie di film, attore non protagonista e sceneggiatura originale contro il film colosso di Netflix Roma parlano chiaro; se il film di Alfonso Cuaròn era partito come il favorito della vigilia, confermato anche dai nostri pronostici, l’Academy tutta ha invece optato per uno spargimento di preferenze che ha espresso forse l’edizione degli Oscar che più ha strizzato l’occhio verso il cinema popolare, populista o, come dicono in Usa, il cinema crowdpleaser, quello che mette alla fine d’accordo il pubblico medio tutto.
A spaventare è stata la minaccia allo status quo all’industria hollywoodiana che negli ultimi anni il colosso dello streaming Netflix ha posto alla fruizione tradizionale del cinema nella sua interezza: non solo un film non in lingua inglese, ma anche il primo film destinato principalmente alla fruizione dello streaming legale candidato alla statuetta maggiore. Nonostante i notevoli risultati con i tre Oscar vinti (regia, film straniero, fotografia), Roma ha sofferto alla fine del suo formato rivoluzionario. E alla fine, con un po di sorpresa ed incertezza finale, ne ha beneficiato il Green Book di Peter Farrelly, manuale cinematografico di tolleranza dallo stampo anacronistico che ha veramente messo d’accordo tutta Hollyood con il suo messaggio universale, il suo taglio ironico, i due magnifici interpreti protagonisti. Sulla scia della vittoria di un lungometraggio consorellare nel 1989 come lo è stato A spasso con Daisy, sono cadute anche le statistiche predittive della mancanza della nomination alla regia, elemento che trent’anni fa deteneva anche il film di Bruce Beresford, dalla tematica di certo accostabile.
A suffragare l’apertura verso un cinema più popolare e crowdpleaser anche i tre Oscar vinti dal cinecomic dei record Black Panther (scenografia, costumi, colonna sonora) e i quattro di Bohemian Rhapsody (attore protagonista, montaggio, suono, montaggio sonoro).