Cafarnao – Caos e miracoli – La recensione del film di Nadine Labaki premiato a Cannes e candidato all’Oscar

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Di Simone Fabriziani

Zain, un dodicenne, si ribella contro la vita che gli è stata imposta e avvia una causa legale contro i suoi genitori per averlo messo al mondo. Sta così reclamando dignità per se stesso e per tutti coloro che sono stati privati dei diritti più elementari. Da giovedì 11 aprile arriva nelle sale italiane con la distribuzione di Lucky Red Cafarnao, il nuovo film diretto dalla acclamata regista libanese Nadine Labaki.

Premiato a Cannes 2018 con il prestigioso premio della Giuria e candidato all’Oscar nella categoria del miglior film straniero, Cafarnao ha conquistato i cuori degli spettatori di tutto il mondo grazie alla sua potente lente d’ingrandimento sulle disuguaglianze sociali nel Libano odierno, regalando alle peripezie del suo protagonista Zain (Zain Al Rafeea) sfumature narrative degne del miglior realismo letterario alla Charles Dickens.

Proprio nella ritrovata dimensione dickensiana la Labaki si cimenta con perizia registica e in fase di scrittura del film nel ritratto cinematografico di una nazione araba vista attraverso gli occhi dei torti subiti dall’infanzia rubata dei piccoli protagonisti; è proprio attraverso il loro vissuto che Cafarnao si trasforma in moderna odissea attraverso le strade della capitale libanese, intreccio reale e al contempo allegorico di una nazione al collasso nelle sue stratificazioni sociali più povere.

Il viaggio di Zain lontano dalla sua famiglia lo porterà alla progressiva conoscenza del caos e dei miracoli che l’inventario umano della labirintica città di Beirut dischiude agli occhi del protagonista, giovanissimo interprete preso “dalla strada”, e a quelli dello spettatore: un agglomerato narrativo babelico che ben si sposa con lo sguardo carico di umorismo e carisma adulto di Zain.
Con Cafarnao, la regista, sceneggiatrice e attrice di titoli pluripremiati in passato come Caramel (2007)  e E ora dove andiamo? (2011) completa la sua ideale trilogia sul Libano soffermandosi sugli aspetti più pressanti di un sistema sociale in pieno collasso; è attraverso gli occhi e le vicissitudini dei suoi piccoli protagonisti che Nadine Labaki riesce a parlare, con estrema disinvoltura, di temi scottanti nel Medio Oriente come l’immigrazione clandestina, i bambini maltrattati, i lavoratori stranieri ed infine il labile concetto di frontiera; il “cafarnao” di concetti affrontanti dall’autrice libanese si riappropria però del suo sguardo cinematografico grazie al vissuto del piccolo protagonista, nel film figura emblematica di un bambino che grida in faccia ai propri genitori, e allo stesso tempo agli adulti tutti del paese mediorientale, che lui in quel posto, in quel mondo ingiusto che lo priva di ogni diritto, non ci voleva nascere affatto.
VOTO: 7,5/10


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