Di Simone Fabriziani
Il decorso della awards season in pieno svolgimento ha incoronato fino ad ora cinque titoli su tutti che, in termini di numero ed importanza di premi della critica e di candidature dell’industria, hanno dominato sugli altri surclassando un certo cinema più accorto e tradizionale: La forma dell’acqua di Guillermo del Toro, Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh, Scappa – Get Out di Jordan Peele, Lady Bird di Greta Gerwig e Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.
L’overperformance di questi titoli ha decisamente surclassato la visibilità e le chance di pellicole in partenza allineate per temi e tradizioni narrative e strutturali con i gusti storici dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, penalizzando le possibilità da Oscar di titoli come The Post di Steven Spielberg e L’ora più buia di Joe Wright; se il primo ha mancato le candidature chiave ai SAG e ai Bafta in ogni loro categoria, il secondo ha trovato una casa più accogliente in patria, totalizzando un sorprendente numero di candidature ai Bafta, pronti con molta probabilità a premiare il feroce ritratto di Winston Churchill regalato al grande schermo da Gary Oldman. Incerte le posizioni che questi due titoli dallo stampo tradizionale giocheranno presso l’Academy al momento delle nomination.
A dominare difatti la classifica dei titoli più vicini alla statuetta al miglior film assegnata dall’AMPAS c’è la dark comedy vincitrice di 4 Golden Globe Tre manifesti a Ebbing, Missouri; scritta e diretta dal britannico Martin McDonagh, è la straordinaria controparte violenta e sboccata dell’America perbenista. Tra dilemmi etici e giustizia privata il film di McDonagh, sorretto da un cast in stato di grazia, racconta con un miracoloso equilibrio tra dramma e ironia le contraddizioni di una nazione “arrabbiata” e feroce. Non esattamente la ciliegina sulla torta della tradizione dell’Academy.
Poco al di sotto delle chance di McDonagh si stanno imponendo titoli che , per una ragione o per l’altra, non rispondono esattamente ai canoni dell’AMPAS in generi, tematiche e originalità di proposizione delle proprie ambizioni. A macinare candidature da record è difatti
La forma dell’acqua, fantasy in piena Guerra Fredda scritto e diretto dal messicano Guillermo del Toro (l’unico fantasy a conquistare i cuori dell’Academy è stato l’ultimo capitolo de “Il signore degli anelli” nel 2004), la storia di formazione adolescenziale low-budget
Lady Bird scritta e diretta da Greta Gerwig e l’horror campione di incassi in Usa e piccolo fenomeno del cinema indipendente del 2017
Scappa – Get Out, esordio alla regia per lo sceneggiatore e comedian americano Jordan Peele. Ma non escluderemmo da questo esclusivo club di rarità cinematografiche il dramma dalle tinte LGBT
Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, acclamato adattamento del romanzo omonimo di André Aciman ed erede naturale della storica vittoria agli Oscar di
Moonlight lo scorso anno, primo film a tematica lgbt a vincere la statuetta più ambita.
Il ricircolo di sangue fresco all’interno dell’Academy, l’apertura alla membership di personalità della settima arte provenienti da nazionalità diverse, il privilegio a membri di sesso femminile e di età inferiore a quella media dell’AMPAS (tradizionalmente stimata sui 62 anni circa) e i profondi cambiamenti nel panorama sociale politica degli Usa degli ultimi anni, contribuiscono oggettivamente ad una nuova percezione del cinema che viene premiato, sostituendolo alle polverose strutture traballanti del biopic tradizionale e alle facili ruffianerie, senza però dimenticare però i grandi temi sociali e progressisti nelle opere originali e controcorrente che stanno dominando i premi e le conversazioni più accese ad Hollywood negli ultimi mesi. Perché il cinema è sempre stato, è e sarà sempre politica, babies.