Federico Fellini – Il ritratto di un genio

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Di Alfredo Di Domenico

Riassumere la carriera di Federico Fellini per noi comuni cinefili è pressoché impossibile, così come scegliere quali tra le sue numerose creazioni siano migliori rispetto ad altre in una potenziale classifica. Ogni singolo film ha qualcosa di speciale, qualcosa di esclusivo e talmente personale che merita attenzione. Un maestro della settima arte, un cineasta che ha ridefinito il modo di girare film, di dirigere gli attori e di scrivere sceneggiature. Considerato uno dei più gradi cineasti della storia la sua produzione ha caratterizzato ed influenzato 50 anni del nostro cinema, affascinando generazioni ricevendo il plauso internazionale e la gloria, specie in America, dove è stato sempre apprezzatissimo.

«Sono un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo»

Il suo stile unico, il suo genio la sua maestria ha creato capolavori immortali entrati di diritto nella storia del cinema e anche nella cultura popolare. Difficile dunque scegliere quali trai film dei Fellini ha più rappresentano il suo stile e la sua maestria abbiamo quindi scelto 3 titoli che più degli altri ci hanno portato nel suo mondo, imprigionandoci e facendoci innamorare, ancora di più, del cinema.

La strada  (1954) 
Reduce dall’esperienza de “I vitelloni” Fellini torna a raccontare una storia semplice, intrisa di malinconia e si grande trasporto. Zampanò è un rozzo saltimbanco che per guadagnarsi da vivere girovaga attraverso i paesi più poveri dell’Italia ancora contadina ed ingenua degli anni cinquanta, esibendosi in improbabili prove di forza. Gelsomina, ragazza fragile e menomata, sostituisce la sorella, morta improvvisamente, come compagna di viaggio e lavoro del rude Zampanò. Un film che fa male al cuore, di una delicatezza ed una malinconia inaudita. Protagonista della pellicola è una portentosa Giulietta Masina, delicata, fragile, immensamente sola e maledettamente profonda. Il film si potrebbe inserire nello strascico del neorealismo che andava spegnendosi, per via delle tematiche,  ma il film di Fellini va oltre  il raccontare una storia in cui tutti potrebbero riconoscersi proponendoci una storia semplice, singolare e infinitamente emozionante.
La dolce vita (1964)
Marcello Rubini è un giornalista romano che s’occupa di servizi scandalistici, ma coltiva l’ambizione di diventare scrittore. Cinico e disincantato, è protagonista di sette episodi che narrano la «dolce vita» della Roma a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta. Critici di tutto il mondo hanno analizzato, acclamato ed idolatrato questo film, dopo anni di  lavoro il mondo scopre il genio di Fellini, l’innovazione della sua tecnica e la grandezza della sua poetica della scelta delle tematiche. Alcune delle sequenze del film sono diventate fenomeno di costume: il bagno della Ekberg nella Fontana di Trevi, La passeggiata nel parco, la vita notturna di Roma, Via Veneto, il nome di uno dei personaggi del film, Paparazzo, ha dato origine al nome comune paparazzo, con cui si indicano i fotografi invadenti e indiscreti  ecc ecc. e poi ovviamente Marcello Mastroianni che inaugura un fortunato sodalizio artistico col regista del quale diventerà l’attore feticcio. Il film ha vinto la Palma d’oro al 13º Festival e l’Oscar per i costumi.
 (1963)
Visionario, onirico, innovativo, epocale, il film è una vera e propria esaltazione dell’arte. Guido Anselmi, un affermato regista di quarantatré anni, sta elaborando il suo prossimo film. Egli si trova a trascorrere un periodo di riposo in una stazione di cure termali. Guido cerca in quella località di coniugare i propri problemi fisici con quelli della produzione del film, ancora allo stato di preparazione. Raccontare questo film è difficile, bisogna vederlo, immergersi nella sua storia e inebriarsi del suo genio. Ancora oggi la pellicola è oggetto di analisi e e riflessioni. Ancora una volta il fido Marcello Mastroianni presta la sua magnifica figura come protagonista di questo capolavoro, accanto a lui una sfilata di nomi eccellenti, Anouk Aimèe, Claudia Cardinale, Sandra Milo, nomi che incutono rispetto e venerazione. Candidato a 5 premi Oscar ha vinto per i costumi e come miglior film straniero conferendo il terzo Oscar al Maestro.

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