L’enfant prodige: Natalie Portman

Seguici anche su:
Pin Share

Di Gabriele La Spina

Ancor prima di vestire i panni di Jackie per Pablo Larrain, prima ancora di essere Il cigno nero di Darren Aronofsky, la Portman ha dimostrato di essere un piccolo prodigio della recitazione, parte di quel filone di giovanissimi attori che si immergono nella realtà cinematografica respirandola fin dalla più tenera età. Risale al 1994, all’età di 13 anni, il debutto cinematografico dell’attrice di origine israelita, un talento scoperto dal regista francese Luc Besson che le affidò il ruolo da protagonista in una delle sue più celebri pellicole: Léon. Si trattò della storia di un killer che vive solo, avendo unicamente una pianta da vaso come compagnia. Mathilda è una ragazzina che abita nell’appartamento a fianco alla stanza di Léon. Quando la famiglia di Mathilda viene sterminata per una storia di droga, lei chiede aiuto a Léon. Tra i due nasce una tenera amicizia, fra scambi di lezioni sull’uso delle armi da una parte e di lettura dall’altra.


Da quel momento per la Portman è stato un susseguirsi di eventi, ruoli interessanti e non, un Oscar, e un’altra acclamata performance in arrivo proprio nel 2016. Woody Allen l’ha voluta per il suo musical Tutti dicono I Love You e Tim Burton, l’ha scelta per il sci-fi Mars Attack, è il 1996, e la Portman offre una dolce performance nel film Beautiful Girls, di Ted Demme. Knight’s Ridge, centro del Massachusetts, un fine settimana che sembra uguale a molti altri. In attesa di una festa che riunirà i vecchi compagni di liceo, quattro giovani trascorrono la serata nel bar preferito parlando di sé. Willie è tornato da New York dove faceva il pianista e viveva con difficoltà la sua relazione con un giovane avvocato; Tommy si arrangia con lavoretti saltuari e non rinuncia a scappatelle che mettono in forse il suo fidanzamento; Michael si è sposato e non sopporta più la monotonia della vita di coppia; Paul sogna le forme di una top model. Mediocri loro, mediocri le loro storie: quindi l’arrivo da Chicago di una impenetrabile Uma Thurman e di altre donne altereranno quel precario equilibrio di speranze e frustrazioni. Qui la Portman è meno disillusa che nella pellicola dai toni decisamente più dark quale era stata Léon, mostra diversi toni di sé in un ruolo meno marginale rispetto a quelli ricoperti dopo il film di Besson.

Dopo l’evitabile sequel Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma di George Lucas, nel 1999 arriva nelle sale la pellicola Anywhere But Here (in Italia, La mia adorabile nemica) dove la Portman fronteggia il peso massimo Susan Sarandon e conquista per la prima volta la critica americana. La sua brillante performance le fa guadagnare infatti la prima nomination ai Golden Globes. Nel film Adele August sogna una vita diversa: sposata con una figlia adolescente, lascia il marito e la provincia per trasferirsi a Beverly Hills, Los Angeles. Affitta un appartamento, pianifica una brillante carriera da star del cinema per la figlia e cerca di farsi sposare da un ricco dentista, che però dopo una notte d’amore sparisce.

Con la sua sensibilità fuori dal comune, e un volto del tutto inusuale, la Portman ha conquistato il pubblico mondiale ed è la prova tangibile di quanto il talento risieda fin dalla più tenera età dei giovani artisti. Nell’attesa di vederla vestire i panni di Jackie Kennedy, in quella che sembra essere la performance di una carriera, vogliamo ricordare quello che forse è stato il raggiungimento del suo apice creative, vestendo i panni di Nina nel magnifico Black Swan.