Hoje Eu Quero Voltar Sozinho
- Durata: 95 min
- Regia: Daniel Ribeiro
ATTORI
PRINCIPALI:
PRINCIPALI:
- Ghilherme Lobo nel
ruolo di Leonardo - Tess Amorim nel ruolo di Giovana
- Fabio Audi nel ruolo di Gabriel
TRAMA
Leonardo ha 15 anni ed è un
ragazzo cieco che, come ogni suo coetaneo, sta cercando il proprio posto nel
mondo: desidera essere più indipendente, affrontare i suoi limiti e liberarsi
dalle premure dei genitori iperprotettivi. Per questo, con gran dispiacere
della sua migliore amica Giovana, Leonardo ha deciso di partire per un viaggio
di scambio culturale. Tuttavia, l’arrivo di Gabriel, un nuovo compagno di
scuola, risveglierà nel ragazzo sentimenti fino ad allora sconosciuti,
facendogli finalmente scoprire il suo modo di vedere il mondo (film.virgilio.it).
ragazzo cieco che, come ogni suo coetaneo, sta cercando il proprio posto nel
mondo: desidera essere più indipendente, affrontare i suoi limiti e liberarsi
dalle premure dei genitori iperprotettivi. Per questo, con gran dispiacere
della sua migliore amica Giovana, Leonardo ha deciso di partire per un viaggio
di scambio culturale. Tuttavia, l’arrivo di Gabriel, un nuovo compagno di
scuola, risveglierà nel ragazzo sentimenti fino ad allora sconosciuti,
facendogli finalmente scoprire il suo modo di vedere il mondo (film.virgilio.it).
COMMENTO
In portoghese fa Hoje
Eu Quero Voltar Sozinho. In inglese
è The way he looks. In italiano, se il titolo fosse fedele alla
versione originale, sarebbe Oggi voglio
tornare da solo (oppure Corvo rosso
non avrai il mio scalpo*)… ma probabilmente un titolo italiano non ci
sarà, perché se il passato ci insegna qualcosa il film in Italia non uscirà
mai. A meno che non riesca a vincere o giusto ad acciuffare una nomination
all’Oscar come miglior film in lingua non inglese – o miglior “film straniero”,
come diciamo noi, con la solita approssimazione.
Eu Quero Voltar Sozinho. In inglese
è The way he looks. In italiano, se il titolo fosse fedele alla
versione originale, sarebbe Oggi voglio
tornare da solo (oppure Corvo rosso
non avrai il mio scalpo*)… ma probabilmente un titolo italiano non ci
sarà, perché se il passato ci insegna qualcosa il film in Italia non uscirà
mai. A meno che non riesca a vincere o giusto ad acciuffare una nomination
all’Oscar come miglior film in lingua non inglese – o miglior “film straniero”,
come diciamo noi, con la solita approssimazione.
Non mi piace leggere i film, i libri, gli spettacoli teatrali, o quel che
è in chiave politica. Non mi è mai andato giù che Brokeback Mountain fosse il “film dei cowboy gay”, e che
probabilmente per quel motivo non vinse l’Oscar a miglior film nel 200X; e non
mi è piaciuto nemmeno che Dodici anni
schiavo, l’anno scorso, abbia puntato la sua campagna all’Oscar – It’s time, dicevano i cartelloni – sul senso
di colpa, e nella fattispecie sul fatto che la bianca Academy non aveva mai
premiato un film sulla schiavitù, un po’ a dire: “Se non lo fate nemmeno
quest’anno, siete proprio degli schifosi razzisti”. Mi piace che i film siano
film, e che vengano valutati – se proprio è necessario valutarli – per quel che
sono, e non in base all’aria che tira o alla morale vigente in un dato momento
storico.
è in chiave politica. Non mi è mai andato giù che Brokeback Mountain fosse il “film dei cowboy gay”, e che
probabilmente per quel motivo non vinse l’Oscar a miglior film nel 200X; e non
mi è piaciuto nemmeno che Dodici anni
schiavo, l’anno scorso, abbia puntato la sua campagna all’Oscar – It’s time, dicevano i cartelloni – sul senso
di colpa, e nella fattispecie sul fatto che la bianca Academy non aveva mai
premiato un film sulla schiavitù, un po’ a dire: “Se non lo fate nemmeno
quest’anno, siete proprio degli schifosi razzisti”. Mi piace che i film siano
film, e che vengano valutati – se proprio è necessario valutarli – per quel che
sono, e non in base all’aria che tira o alla morale vigente in un dato momento
storico.
Detto questo, sgombriamo subito il campo: Hoje Eu Quero Voltar Sozinho non vincerà l’Oscar al miglior “film
straniero” e verosimilmente non verrà nemmeno candidato (quanto spero di
sbagliarmi!). Questo non avverrà per i suoi meriti o demeriti, ma perché
l’Academy è storicamente più incline a riconoscere, nella categoria del “film
straniero”, quelle pellicole che parlano del paese da cui provengono, delle sue
tradizioni, contraddizioni o problematiche; e se questo è vero per paesi come
l’Italia o la Francia, dalla lunga e gloriosa tradizione cinematografica, lo è almeno
due volte per quei paesi che appartengono al cosiddetto sud del mondo, come il
Brasile. Pur essendo un film brasiliano e in portoghese, Hoje Eu Quero Voltar Sozinho potrebbe tranquillamente essere – e
magari un giorno lo sarà – un film americano, o inglese, o francese, o tedesco…
Racconta una storia che non è legata strettamente al Brasile, e infatti il
Brasile che ci viene presentato è molto diverso da quello dei film che abbiamo
visto negli scorsi anni, da Central
Station a City of God, o che
semplicemente ci immaginiamo, seduti in sala al cinema o davanti al televisore
in salotto. È un Brasile di tranquillità, quartieri residenziali, scuole
private… agio, per non dire ricchezza. Nel quale, ad esempio, un ragazzino
cieco può muoversi da solo per la città senza pericolo, se non quello di subire
qualche scherzo idiota da parte dei suoi giovani e sciocchi compagni di classe.
straniero” e verosimilmente non verrà nemmeno candidato (quanto spero di
sbagliarmi!). Questo non avverrà per i suoi meriti o demeriti, ma perché
l’Academy è storicamente più incline a riconoscere, nella categoria del “film
straniero”, quelle pellicole che parlano del paese da cui provengono, delle sue
tradizioni, contraddizioni o problematiche; e se questo è vero per paesi come
l’Italia o la Francia, dalla lunga e gloriosa tradizione cinematografica, lo è almeno
due volte per quei paesi che appartengono al cosiddetto sud del mondo, come il
Brasile. Pur essendo un film brasiliano e in portoghese, Hoje Eu Quero Voltar Sozinho potrebbe tranquillamente essere – e
magari un giorno lo sarà – un film americano, o inglese, o francese, o tedesco…
Racconta una storia che non è legata strettamente al Brasile, e infatti il
Brasile che ci viene presentato è molto diverso da quello dei film che abbiamo
visto negli scorsi anni, da Central
Station a City of God, o che
semplicemente ci immaginiamo, seduti in sala al cinema o davanti al televisore
in salotto. È un Brasile di tranquillità, quartieri residenziali, scuole
private… agio, per non dire ricchezza. Nel quale, ad esempio, un ragazzino
cieco può muoversi da solo per la città senza pericolo, se non quello di subire
qualche scherzo idiota da parte dei suoi giovani e sciocchi compagni di classe.
La scelta del Brasile di presentare proprio Hoje Eu Quero Voltar Sozinho come suo candidato nella categoria del
“film straniero” è particolare e di certo coraggiosa da parte di un pese che è non
meno cattolico del nostro. Anche se ho esordito dicendo che non mi piace
leggere i film in chiave politica, è una scelta che ha un forte significato
politico. Ce l’ha in due sensi: perché il film, tra i tanti suoi temi, sfiora
quello dell’omosessualità; ma anche – e per me soprattutto – perché vuole
sovvertire quella legge non scritta secondo cui le pellicole con al centro
bambini o adolescenti e in un contesto di non-degrado non possono essere
“importanti”, e nella fattispecie non possono rappresentare un paese
“difficile” come il Brasile agli Oscar.
“film straniero” è particolare e di certo coraggiosa da parte di un pese che è non
meno cattolico del nostro. Anche se ho esordito dicendo che non mi piace
leggere i film in chiave politica, è una scelta che ha un forte significato
politico. Ce l’ha in due sensi: perché il film, tra i tanti suoi temi, sfiora
quello dell’omosessualità; ma anche – e per me soprattutto – perché vuole
sovvertire quella legge non scritta secondo cui le pellicole con al centro
bambini o adolescenti e in un contesto di non-degrado non possono essere
“importanti”, e nella fattispecie non possono rappresentare un paese
“difficile” come il Brasile agli Oscar.
La bellezza di Hoje Eu Quero Voltar
Sozinho ruota esattamente attorno alla sua non-importanza secondo i canoni
tradizionali. Sta nella delicatezza e nella leggerezza con la quale certe
questioni e situazioni vengono affrontate, nell’assenza di retorica e nel
rifiuto di trattare con pietismo o con intenti propagandistici – per quanto
nobili o condivisibili – le importanti tematiche che attraversa. Sta nel pudore
– la scena della masturbazione – e nella magia – la scena al cinema, quando
Gabriel racconta a Leonardo il film che lui non può vedere – con le quali sono
state realizzate alcune sequenze di grande impatto. Sta nella bravura dei suoi
interpreti, soprattutto del giovane protagonista Ghilherme Lobo, che ha
gabbato tutti (o almeno ha gabbato me) di essere veramente cieco, quando invece
non lo è… E se i film fossero tutti i uguali, a prescindere da genere, lingua
e paese di provenienza; e gli attori fossero tutti uguali, a prescindere
dall’età, forse anche una nomination per lui…
Sozinho ruota esattamente attorno alla sua non-importanza secondo i canoni
tradizionali. Sta nella delicatezza e nella leggerezza con la quale certe
questioni e situazioni vengono affrontate, nell’assenza di retorica e nel
rifiuto di trattare con pietismo o con intenti propagandistici – per quanto
nobili o condivisibili – le importanti tematiche che attraversa. Sta nel pudore
– la scena della masturbazione – e nella magia – la scena al cinema, quando
Gabriel racconta a Leonardo il film che lui non può vedere – con le quali sono
state realizzate alcune sequenze di grande impatto. Sta nella bravura dei suoi
interpreti, soprattutto del giovane protagonista Ghilherme Lobo, che ha
gabbato tutti (o almeno ha gabbato me) di essere veramente cieco, quando invece
non lo è… E se i film fossero tutti i uguali, a prescindere da genere, lingua
e paese di provenienza; e gli attori fossero tutti uguali, a prescindere
dall’età, forse anche una nomination per lui…
Qualche dato/curiosità: il film nasce da un cortometraggio (Eu Não Quero
Voltar Sozinho, 2010), dello stesso regista Daniel Ribeiro (e con
gli stessi attori principali), ed è stato presentato al Festival di Berlino
dello scorso gennaio, dove ha vinto il premio FIPRESCI e il TEDDY come miglior
film. Ha anche vinto i premi come miglior film dei festival gay di Los Angeles,
New York, San Francisco e – ultimo ma non ultimo – Torino.
Voltar Sozinho, 2010), dello stesso regista Daniel Ribeiro (e con
gli stessi attori principali), ed è stato presentato al Festival di Berlino
dello scorso gennaio, dove ha vinto il premio FIPRESCI e il TEDDY come miglior
film. Ha anche vinto i premi come miglior film dei festival gay di Los Angeles,
New York, San Francisco e – ultimo ma non ultimo – Torino.
* Versione italiana di Jeremiah
Johnson nel quale, per inciso, non c’è nessun Corvo Rosso.
Johnson nel quale, per inciso, non c’è nessun Corvo Rosso.