Di Simone Fabriziani
Se nel momento in cui scriviamo il favorito numerico nei premi della critica regionale statunitense è il Nomadland di Chloé Zhao (che perlomeno sembra già il favorito proibitivo per la regia), ciò non significa che manterrà questo suo status di frontrunner per tutta la stagione dei premi. Quanti riconoscimenti dell’industria potrebbe realisticamente vincere, e quanti potrebbe “cedere” ad altri lungometraggi?
Ad oggi, il candidato più consono ad una vittoria più consistente nel cammino verso gli Oscar potrebbe essere…Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin.
Perché è probabilmente il titolo che ha più elementi a suo favore, anche in relazione ai possibili riconoscimenti che potrebbe ottenere lungo la sua strada; se Nomadland appare al momento come il film designato dalla critica, non significa che sarà quello favorito dall’industria hollywoodiana; il film di Sorkin ha dalla sua la sceneggiatura originale (pare sia la meglio posizionata per l’Oscar di categoria) e un gran cast di pesi massimi che pare il più probabile trionfatore ai SAG nella categoria del Best Ensemble; Il processo ai Chicago 7, oltre ad essere un film politico e contemporaneo come non mai, potrebbe ottenere anche riconoscimenti importanti nelle categorie meno battute ma altrettanto significative, come ad esempio il montaggio.
Segnali che potrebbero indicare che il lungometraggio scritto e diretto da Aaron Sorkin sia in pole position molto di più del Nomadland della Zhao, che pure dovrebbe andare bene ai DGA, a i Critics’ Choice e ai Bafta. Immaginiamo una situazione pre-Academy Awards come la seguente:
Golden Globe Drama: Il processo ai Chicago 7
Critics’ Choice: Nomadland
PGA: Il processo ai Chicago 7
SAG: Il processo ai Chicago 7
DGA: Nomadland
WGA: Chicago 7 (Originale), Nomadland (Non originale, se qualificabile)
Bafta: Nomadland
Siamo sicuri che Nomadland rimanga fermamente il frontrunner in vista degli Oscar? In quell’ipotesi Chicago 7 seguirebbe una simile traiettoria a Parasite, quando il sostegno decisivo degli attori e degli sceneggiatori e dei montatori (SAG, WGA, ACE) ha fatto il passo lungo e ha battuto 1917, il Golia dello scorso anno, che pure aveva vinto Golden Globe, PGA, DGA e Bafta.
Un’ulteriore ipotesi che confermerebbe che il sostegno di categorie chiave come gli attori, gli sceneggiatori e i montatori può valere molto di più di quella dei registi e dei produttori. Sarà così anche per Il processo ai Chicago 7?
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