The Consolation Prize: Quando l’Oscar è un premio di consolazione

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Di Alfredo Di Domenico

Si sente spesso parlare di contentini, di Oscar riparatori, di premi dati per risarcimento, di attori o attrici che hanno vinto l’Oscar per performance nettamente inferiori ad altre, ma del resto si sa che il premio in sé per sé costituisce un simbolo, un premio che molto spesso tende ad onorare l’artista non tanto per il lavoro puntuale di quell’anno, quindi della singola performance, ma l’intero iter della sua carriera.

La categoria del Migliore Attore Non Protagonista è quella meno oggettiva e, salvo qualche eccezione, tende a premiare i caratteristi, i cosiddetti ” veterani”, artisti di una certa età a cui viene tributato un velato premio alla carriera.
Lunga da noi la volontà di discutere della qualità del pregio artistico delle performance sotto elencate il nostro giudizio vuole riferirsi solo al tempo che ha impiegato l’Academy per premiare l’artista.
Negli ultimi venti anni ci sono stati numerosissimi esempi di Oscar riparatori a cominciare dall’Annus Horribilis 1998, quello di  Roberto Benigni per intenderci,  quando la grande Judi Dench vinse in Supporting per Shakespeare in Love. una performance di 8 minuti scarsi, dove, impagliata come non mai, interpretava la Regina Elisabetta I. La vittoria fu il risarcimento per non averla premiata l’anno prima quando, in Mrs Brown, interpretò la Regina Vittoria. Quella fu una grande interpretazione, sensibile, profonda, toccante e di classe, il ruolo che la consacrò al cinema dopo decadi di dedizione al teatro.
George Clooney in Syriana vinse in Supporting. Il 2005 fu certamente il suo anno, visto che vantava anche altre candidature quella come miglior regista e per la  migliore sceneggiatura per Goodnight and Good Luck. Troppa carne sul fuoco per tornare a casa a bocca asciutta. Nonostante la sua performance fosse interessante la sua vittoria è andata a discapito di Jake Gyllenhaal  ne I segreti di Brokeback Mountain ed anche un magnifico William Hurt  in A History of Violence
Heath Ledger morì nel gennaio del 2008, mentre nelle sale Il Cavaliere Oscuro diventava un successo planetario.
La sua performance di Joker resterà nella storia, così come anche il ricordo della sua magnetica presenza sullo schermo, un giovane , sensibile e talentuoso attore andato via prima del tempo.
Ci viene da chiederci: quanto ha influito la sua scomparsa sulla sua vittoria? Al di là della sua ineccepibile interpretazione in un genere di film che di rado viene preso in considerazione dall’Academy, la sua improvvisa dipartita ha fatto si che tutte le associazioni americane e non, dall’HPFA ai SAG agli Oscar gli tributassero onori e lodi, ciò che non era accaduto quando era ancora in vita.
Con 4 candidature all’attivo e numerose performance da Oscar, Julianne Moore ha coronato la sua carriera vincendo la mitica statuetta due anni fa per Still Alice.
Moore è un attrice eccellente, quindi quando parliamo del suo lavoro siamo sempre su alti livelli.
In Still Alice dà nuovamente prova del suo talento drammatico, della sua sensibilità e del suo spessore. Una performance sofferta e sincera la sua, che in un’immaginaria scala gerarchica è sicuramente sul podio delle sue migliori interpretazioni. La migliore per noi resta quella del 2002 in Lontano dal paradiso, o anche quella in The Hours. Gioiosi di averla vista trionfare continuiamo a considerare il suo Oscar più simbolico che “da competizione”.
Christopher Plummer nel suo discorso di ringraziamento disse che era da quando era ragazzo che sognava di vincere un Oscar, ebbene alla veneranda età di 82 l’attore canadese realizza il suo sogno vincendo per Beginners. Un classico esempio di Oscar riparatore, o meglio Oscar alla carriera, per quella che è stata una svista che durava da 40 anni da parte dell’ Academy.
Anche in questo caso non discutiamo la performance, sempre ineccepibile, ma i tempi erano forse  fin troppo maturi per un riconoscimento per le altre sue grandi performance passate inosservate.
Arrivata alla candidatura n°17 Meryl Streep vince il suo 3° Oscar, eguagliando il record di altri pochi artisti nella storia.
Un’ Oscar che arriva tardi per lei, l’ultimo vinto nel 1982 e prima ancora nel 1979. 30 anni passati tra innumerevoli nomination e incredibili performance. Prima o poi sarebbe accaduto; una nuova vittoria, un nuovo Oscar. Sebbene la sua interpretazione di Margaret Thatcher sfiori il manierismo, Meryl da prova che alla sua età è ancora capace di fare cose che poche, se non nessuno, sa fare.
Una magistrale performance osannata in lungo ed in largo, forse troppo, se si tiene conto della mostruosa interpretazione ne Il Dubbio di qualche anno prima, o anche August Osage County di qualche anno dopo, non scegliendo il momento giusto per darle una terza statuetta. Anche in questo caso in una scala gerarchica, questo ruolo non lo posizioniamo sul podio delle migliori interpretazioni.

Tra 50 anni  Leonardo DiCaprio sarà annoverato, insieme a Robert DeNiro, Dustin Hoffman, Al Pacino come uno dei più grandi attori cinematografici della storia. Il ragazzino di Titanic, idolo delle teenager è diventato idolo dei cinefili in tutto il mondo, grazie al suo carisma il suo talento e sicuramente le sue scelte coraggiose e le sue performance sempre al limite.
L’anno scorso, finalmente, dopo 25 anni di carriera e 6 nomination ha vinto l’Oscar per The Revenant.
In molti hanno detto che non era la sua performance migliore, che il suo era un Oscar riparatore, che era stato migliore in altri film.
Nel film di Alejandro Gonzalez Inarritu Leonardo è incredibile, una performance al limite dell’umano; il suo Oscar non è un contentino ma una giusta ricompensa per un lavoro ineccepibile, ma perché non ne aveva già vinto uno? Dove sono gli Oscar per The AviatorBlood DiamondDjango o per Buon Compleanno Mr. Grape?

Questi sono solo alcuni dei molteplici casi di Oscar riparatori, restando sui nomi citati vi lasciamo con un quesito: Quali sono secondo voi i contentini più eclatanti di sempre?