Di Simone Fabriziani
Le pieghe del tempo balordo, di un tempo che si morde la coda e i paradossi che ne conseguono. Il tema della malleabilità del tempo è sempre stata materia dei migliori racconti di fantascienza e di innumerevoli riflessioni al cinema e in televisione. Figlio di questa lunghissima tradizione narrativa è il thriller 2:22 – Il destino è già scritto di Paul Currie.
Quando il controllore del traffico aereo Dylan Branson (Michiel Huisman) evita per un pelo lo schianto drammatico tra due aerei turistici, la sua vita viene lentamente ribaltata da alcuni pattern ricorrenti di suoni, immagini, situazioni che si ripetono ogni giorno della sua vita, fino a terminare alle 2:22 del pomeriggio con un misterioso scontro a fuoco nel bel mezzo della stazione ferroviaria di Grand Central a New York. Ad aiutarlo a risolvere il rompicapo temporale la bella Sara (Teresa Palmer), gallerista d’arte con più di una connessione passata, presente e futura con Dylan.
A cavallo tra racconto melodrammatico di un amore che supera ogni ostacolo del tempo e del destino e congegno ben oliato caricato secondo lo scorrere del loop temporale che vive ripetutamente il protagonista, 2:22 – Il destino è già scritto difficilmente deluderà gli spettatori poco smaliziati e pronti a farsi coinvolgere da una storia d’amore travolgente che, bisogna tuttavia ammetterlo, funziona discretamente; a non convincere del tutto nel film di Paul Currie è la stereotipizzazione del genere cinematografico in cui si inserisce però senza infamia e senza lode.
(De)merito per la poca originalità offerta dallo storytelling è anche la presenza poco carismatica di Huisman (star televisiva de Il trono di spade) e della Palmer (la abbiamo vista recentemente in Lights Out e La battaglia di Hacksaw Ridge), bellocci che renderanno tuttavia felici gli spettatori della fascia più giovane, meno smaliziata ed irrimediabilmente romantica.
Un amore senza tempo e contro il tempo perfetto per le vuote sale cinematografiche in estate.
VOTO: 6/10