ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO- La Recensione

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Di Simone Fabriziani
Mi pare che potreste impiegare meglio il vostro tempo– disse Alice- piuttosto che gingillarvi cn esso facendo indovinelli senza risposta“. Ma il Cappellaio zittì tutti confessando: “Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io, non ne parleresti con tanta confidenza. è un Signor Tempo lui.”

Da queste fugaci ma pregnanti parole di Lewis Carroll tratte dal primo libro “Alice e quel che trovò nel Paese delle Meraviglie” nasce l’ispirazione per il seguito del fortunatissimo primo capitolo cinematografico Alice In Wonderland, proprio quello che nel 2010 fece sfracelli al box office internazionale sotto il timone alla regia di Tim Burton e nel solco di un rinnovato interesse per un uso tutto nuovo per il 3D stereoscopico. Il primo capitolo fu l’inizio di un remunerativo revival tutto Disney per la rilettura dei loro classici in chiave live-action, ma fu anche una cocente delusione per la critica internazionale, e prevediamo che anche questo pallido sequel possa altrettanto sfondare qualche record monetario pur riproponendo, se non acutizzando, alcuni dei punti più deboli del precedente film di Burton.

Anni dopo la fortunata carriera di Alice Kingsleigh nei commerci mercantili iniziati dal padre, la bionda sognatrice è improvvisamente richiamata nel Sottomondo per sbrigare un problema alquanto delicato: il Cappellaio Matto sta male e solo Alice può salvarlo da morte certa! Ma come fare per terminare le angustie del Cappellaio? Facile: tornare indietro nel tempo e convincere il Tempo a cambiare il corso delle cose!
Nuovi personaggi (su tutti un minaccioso Signor Tempo dal carisma di un pesce lesso a cui da volto e voce Sacha Baron Cohen) e vecchi amici si ritrovano tutti per una folle corsa contro le onde del tempo tiranno per salvare non soltanto la famiglia (ancora viva?) del Cappellaio, ma per ridefinire e rafforzare legami e inimicizie passate: su tutte sono gustosissime le sequenze sulla gioventù non proprio rosea tra la Regina Iracebeth (una sempre irascibile e perfetta Helena Bonham Carter)  e la Regina Mirana (la diafana Anne Hathaway), fugaci momenti del passato da rimodellare e cambiare a cavallo di una improbabile “cronosfera”.

Non può essere peggiore del primo capitolo, giusto?
Tutto sommato no, non lo è, se non fosse che dietro la cabina di comando entra James Bobin (già con la Disney con i lungometraggi de”I Muppett”) al posto di Burton con pressappoco gli stessi risultati: una trama raffazzonata senza alcun gusto per la costruzione narrativa dei personaggi, qui inconciliabilmente monodimensionali e tediosi, su tutti i due protagonisti: non solo la brava Mia Wasikowska si conferma sprecata per tale pagliacciata senza anima per la seconda volta, ma pesa anche tornare a vedere un caricaturale Johnny Depp sempre più intrappolato in trucchi prostetici improbabili e smorfie imbarazzanti.
La baracconata regge tuttavia grazie al magnifico uso dei costumi e delle scenografie; premiate con l’Oscar per il capitolo precedente, non ci stupiremmo se il prossimo anno si trovassero tra i nomi in cinquina nelle rispettive categorie; cosi come il gioco regge quando il viaggio nel tempo permette allo spettatore di conoscere le origini dei personaggi più amati (ed odiati) di Sottomondo.
Ma qualcuno provi ad alzare la mano per affermare che se ne aveva la necessità di un sequel del film di Burton, che tuttavia qui rimane produttore; per chi già non aveva apprezzato il precedente capitolo, fuggitene! Per chi proprio non può fare a meno dei mondi creati da Carroll, visibilmente accantonato in fase produttiva se non per i personaggi e per l’ambientazione, troverete probabilmente pane per i vostri denti.

VOTO: 2/5