Di Edoardo Intonti
Superata ufficialmente la metà della settima stagione di American Horror Story, risulta sempre più difficile fare previsioni su come andranno a finire le vicende di Ally e Kai, protagonisti assoluti di quest’anno e mai così ben interpretati dal mitico duo Paulson-Peters.
Dopo l’iniziale focalizzazione, quasi eccessiva, sulla coppia Ivy/Ally, avevamo lasciato ai suoi deliri il personaggio interpretato dalla Paulson, che nelle settimane scorse era stata abbandonata dalla moglie e dall’ignaro figlio Oz, in quello che abbiamo scoperto, essere un piano a lungo termine del culto.
Con questo episodio è più chiaro il rapporto che unisce Ally a Kai: lei non è un’eletta sposa, non era la madre di suo figlio (molto probabilmente), e non diventerà la nuova ape regina. E’ solo un tassello sacrificabile come tanti nel piano che il culto ha intenzione di applicare per la fantomatica rivoluzione.
Piano, che inizia nella corsa per la il posto del concilio cittadino, ormai con un posto vacante al quale spera di arrivare il personaggio di Evan Peters, machiavellicamente inarrestabile, anche a costo di passare sopra un’altra onesta cittadina, Sally Keffler, neo-candidata per la stessa posizione e prima contestatrice della linea politica di Kai Anderson. Questa new entry, interpretata dalla leggendaria Mare Winningham (già vista nel franchise in Coven, Hotel e Freak Show) ha però, letteralmente, vita breve, perdendo l’occasione di proporre finalmente un personaggio in grado di tenere testa, politicamente, alla controparte “conservatrice”. Ci viene svelato il ruolo di Meadow, pedina in realtà fondamentale all’interno di questa setta, che anche quando sembra vagamente essere sul punto di sfaldarsi (anche nello scorso episodio un ex clown era stato escluso), ecco invece ritornare più forte di prima. C’è solo da sperare che da qui al season finale non ci sia una strategia “10 piccoli indiani”, sottraendo ad ogni puntata un membro del culto, che per quanto gore e filosoficamente inquietante, deve ancora davvero dimostrare le proprie potenzialità sovversive (nonostante la geniale ondata di paura con la quale stanno investendo la città).
Un mistero il ruolo di Cheyenne Jackson, il dottor Rudy, personaggio vagamente sciapo che continua a dividere i fan tra teorie che lo vedono come “il vero leader del culto” oppure come ignaro di tutto e ultimo possibile alleato di Ally.
Ultima menzione ad Ivy, di cui infine scopriamo, almeno in parte, le motivazioni che l’hanno spinta ad unirsi al gruppo della nuova fiamma Winter: l’odio per Ally, nata come invidia della sua maternità vissuta come esclusiva, è stata la miccia che ha reso nel tempo insopportabile la compagna in tutte le sue manie (e fobie), spingendola a voler separarsene senza però dover rinunciare al figlio, di cui normalmente non potrebbe ottenere la custodia.
C’è da chiedersi quanto, dell’episodio, sia stato editato nella versione trasmessa questa notte, modificato da Ryan Murphy, per non urtare la popolazione americana dopo l’ennesima recente strage di Las Vegas. La scena che dovrebbe teoricamente “urtare” alla visione dello spettatore non è nulla in confronto a quanto visto nel resto della stagione ad oggi, e i taglie effettuati risparmiano forse un pò di sangue, ma non il concetto di fondo, lasciandoci però con una domanda: Ally sarà davvero incriminata?
Gli spettatori possono anche accettare che nell’intero Michigan non ci sia una telecamera di sicurezza che abbia inquadrato i clown o un corpo di polizia così incapace da non aver intuito una possibile correlazione tra la campagna elettorale di Kai e i recenti omicidi, ma pensare che il personaggio di Sarah Paulson possa finire in prigione per una “svista”, sarebbe invece uno scivolone eccessivo.
VOTO: 7.5/10
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