Amici come prima – La recensione del ritorno della coppia Boldi e De Sica

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Di Massimo Vozza

Dopo 23 film e 13 anni di separazione, la coppia composta da Massimo Boldi e Christian De Sica torna insieme con Amici come prima, il nuovo film di Natale senza il Natale; nonostante le aspettative, si tratta di un cinepanettone soltanto in potenza: attraverso un imperfetto gioco nostalgico, il duo prova a distaccarsi dal comune passato, lasciando spazio all’omaggio e guardando ad altro cinema, soprattutto statunitense (A qualcuno piace caldo, Tootsie e Mrs. Doubtfire), un tentativo di rinnovarsi che si dimostra vano e che porta a un risultato assai confuso.
Cesare (De Sica) è lo stimato direttore di un hotel di lusso di Milano che viene licenziato a causa di Luciana (Orioli), figlia di Massimo Colombo (Boldi), storico proprietario dell’hotel. Per mantenere l’alto stile di vita e le pretese della moglie Carla (Savino) e del figlio Matteo (Bruni), Cesare decide di travestirsi da donna, con la complicità del suo amico Marco (Casagrande), e diventare Lisa, la nuova badante di Colombo dalla quale il milionario rimane subito sedotto, cercando di tenere continuamente nascosta a tutti la sua reale identità.
La storia mischia malamente la farsa con la commedia agrodolce, inserendo gag tipiche della coppia in un contesto più serio che cerca di affrontare temi più profondi, come il lavoro e la vecchiaia (De Sica ha raccontato che il soggetto iniziale doveva vivere del dramma di base e che poi è stata la produzione ha spingere per la commedia), raggiungendo lo scopo di non risultare mai abbastanza comica da una parte e mai di spessore dall’altra, a causa di una mancanza di coraggio nel prendere una strada.
Seppur ci si sia in parte distaccati dalla volgarità che contraddistingueva il duo, non mancano momenti dettati dall’ignoranza, soprattutto su argomenti come omosessualità, transessualità e travestitismo, e qualche parolaccia gratuita qua e là. Le donne smettono di essere oggetto (eccetto le ballerine di lap dance) e non si mostrano mai nude; eppure le due coprotagonista vengono rappresentate tutt’altro che positivamente: sia l’immagine del passato (la moglie casalinga) che quella del presente (la donna in carriera) vengono inserite come nemici a favore di una complicità maschile dal sapore misogino.
Boldi e De Sica appaiono stanchi nei loro personaggi e la regia firmata da Christian ma in realtà del figlio Brando De Sica prova a distaccarsi dalla standardizzazione, soprattutto con alcuni movimenti di macchina, in maniera però spesso forzata (impresso rimane un casuale uso del grandangolo). L’interessante svolta metacinematografica anche si inserisce forzatamente: forse se il più giovane De Sica avesse partecipato al progetto sin dall’inizio avrebbe portato coerenza e delle migliorie a questa storia vecchia come vecchi sono i suoi protagonisti, non per l’età anagrafica ma per essersi solo parzialmente rinnovati guardando comunque dietro di loro e per il ritrovarsi ancorati a un’Italia che si spera non esiste più.
VOTO: 4/10


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