Di Simone Fabriziani
La minaccia questa volta arriva da un malfunzionamento tecnico del programma Jarvis (la simpatica e britannicissima vocina del super sofisticato sistema di programmazione creato da Tony Stark a cui presta la voce Paul Bettany), inizialmente modificato per proteggere l’umanità da nuovi attacchi “alieni”, poi attaccato da un virus senziente che si ribella e decide di assumere una forma propria utilizzando alcuni prototipi robotici (il minaccioso Ultron del titolo a cui da la voce une fenomenale James Spader). Quando il perfido robot decide di proteggere la Terra salvandola dalla minaccia degli Avengers e dagli umani stessi, sarà guerra senza frontiera e senza esclusione di colpi (di scena); la minaccia diventa questa volta globale poiché il virus Ultron è capace di disseminarsi in innumerevoli robot comandati in ogni lato del pianeta Terra e molti dissidi tra i nostri eroi iniziano a venire a galla: sboccerà una insperata storia d’amore, molti legami affettivi sorprendenti verranno messi in discussione e il passato dei Vendicatori messo allo scoperto.
Cos’è dunque che non funziona in questo pur spettacolare secondo capitolo?
Il team capitanato da Robert Downey Jr, Chris Evans, Mark Ruffalo, Scarlett Johansson, Jeremy Renner e Chris Hemsworth continua a non sbagliare un colpo in quanto a ironia, dinamicità e affiatamento, mantenendo le promesse del primo capitolo; il problema è invece da riscontrare questa volta nella pochezza e fin troppa approssimazione della sceneggiatura e dei suoi risvolti narrativi; se nella precedente pellicola c’era stato lo spazio per una ironica ma attentissima costruzione dei rapporti tra i vari protagonisti senza rinunciare al sano divertimento e a spettacolari sequenze d’azione, qui il pedale è pigiato più sulla spettacolarizzazione e sul vertiginoso numero di scene da effetto mascella spalancata e di conseguenza carente nell’introspezione psicologica dei vari personaggi, in particolare le nuove facce, fin troppo ambigue e troppo poco approfondite (su tutti l’affascinante seppur approssimativo fino al midollo Ultron relegato a cattivissimo “robot” con un piano esplosivo per gli umani e la ambigua coppia di gemelli dai super poteri Pietro e Wanda Maximoff/ Aaron Taylor-Johnson e Elizabeth Olsen, tremendamente affascinanti quanto sacrificati nella poco lineare narrazione).
In sostanza la costruzione narrativa (seppur con buoni momenti di sano divertimento puramente Marvel) gioca più sull’accumulazione che non sulla sottrazione, cascando nel trabocchetto del sequel che disperatamente vuole superare il suo precedente semplicemente aggiungendo scenari, rapporti vecchi e nuovi tra i vari protagonisti, nuovi personaggi (che qualcosa ci dice rivedremo nei capitoli successivi) e tante, troppe sequenze d’azione malamente disseminate per tutta la non poca durata del film; il risultato è che lo spettatore rischia di porsi più domande di quante dovrebbe al termine della pellicola viste le innumerevoli ingenuità di sceneggiatura e una storyline che tutto sommato non aggiunge nulla ne si prende il rischio di portare le relazioni tra i Vendicatori ad un punto critico che forse dovremo ancora attendere di veder esplodere sul grande schermo. Rimane tuttavia il divertimento giocoso di una riflessione anche non troppo scontata tra l’Uomo e la Macchina e le relazioni pericolose che si instaurano tra creatore e creazione, tra creatività umana e intelligenza artificiale e i suoi non scarsi pericoli.
La posta in gioco è pur sempre alta in questo atteso blockbuster che nuovamente farà sfracelli al box office globale, ma è un vero peccato non ritrovare la compattezza narrativa e lo straordinario equilibrio tra scavo psicologico e meraviglioso divertissement d’azione che aveva contraddistinto il primo capitolo facendolo assurgere a capolavoro del comic book movie contemporaneo.
Il troppo, questa volta, storpia veramente.
VOTO: 2/5