Di Daniele Ambrosini
Bad Boys for Life segna il ritorno in sala, a distanza di 17 anni da Bad Boys II, del duo di cattivi poliziotti interpretato da Will Smith e Martin Lawrence. Stavolta dietro la macchina da presa non c’è Michael Bay, che ha lanciato il franchise nel lontano 1995, ma il suo tocco è ovunque e pervade la pellicola anche se a dirigerla è qualcun altro, il duo belga Adil & Bilall, già legati anche alla regia di Beverly Hills Cop 4.
In questo terzo capitolo il detective Marcus Burnett interpretato da Martin Lawrence diventa nonno e decide di andare in pensione per poter passare più tempo con la sua famiglia, ma questo suo ritiro dura molto poco perché il suo amico e collega di una vita, il detective Mike Lowrey interpretato da Will Smith, ha bisogno del suo aiuto per risolvere un caso che lo vede coinvolto in prima persona. La narcotrafficante Isabel Aretas, detta la Bruja, è riuscita ad evadere da una prigione di massima sicurezza e insieme a suo figlio Armando ha programmato una vendetta spietata nei confronti di tutti gli uomini coinvolti nell’uccisione di suo marito. Mike doveva essere l’ultimo a morire, ma Armando, facendo di testa sua, ha deciso di sparargli subito. Mike, però, è sopravvissuto alla sparatoria ed è tornato sul caso, nonostante le obiezioni dei suoi superiori, determinato a scoprire e catturare il mandante del suo omicidio. Ciò che scoprirà lo riporterà nel suo passato e lo costringerà a ripensare il suo futuro.
Bad Boys for Life è un film estremamente movimentato, che mantiene l’approccio ipercinetico impostato da Bay, un approccio divertente, ma non sempre funzionale. Tutto, infatti, nel film sembra andare troppo veloce, persino le scene che dovrebbero avere una propria centralità all’interno del racconto finiscono per sembrare solamente elementi di passaggio. Lavora per accumulo questo Bad Boys, mettendo in gioco tanti elementi e rilanciando continuamente, così da tenere alta l’attenzione dello spettatore, peccato, però, che così facendo finisca per restare incredibilmente superficiale, anche per un film d’intrattenimento. E se la svolta finale da telenovela, per quanto improbabile, è ben inserita nel contesto giocoso e inverosimile del film, molte trovate visive sembrano eccessive pure per un film “di Michael Bay” (in una delle scene d’azioni più movimentate del film un’auto spenta esplode con un colpo di pistola sulla portiera), ma, in fondo, fa tutto parte del gioco, tocca decidere se starci o meno. Perché, detto sinceramente, Bad Boys for Life non è un film particolarmente coinvolgente.
Un’ironia piuttosto sempliciotta, situazionale e basata soprattutto sull’usurato contrasto generazionale tra vecchia e nuova guardia non riesce a sostenere l’intero film. La prima mezz’ora di film non riserva svolte narrative enormi, ma tenta di ricostruire l’alchimia tra i due protagonisti e di introdurre alcuni dei nuovi personaggi secondari, con un approccio da commedia leggera, che però non trova mai un effettivo riscontro in termini di resa sul pubblico. Perché per quanto le esplosioni, le corse in moto e le storie di droga possano intrattenere, Bad Boys for Life non è divertente, non fa ridere, eppure ci prova tantissimo a conquistarsi la simpatia del pubblico, piazzando strategicamente battutine ammiccanti e riferimenti ai film precedenti con lo scopo di creare empatia. Ma è un tentativo davvero fiacco.
Il film che più si avvicina a questo Bad Boys nel panorama americano recente è probabilmente Baywatch, anche quello fiacco tentativo di riportare al cinema un prodotto di consumo degli anni ’90. Ma almeno il film di Seth Gordon abbracciava a pieno il suo lato goliardico, spingendo su un’ironia grossolana e sfacciata, riuscendo a strappare qualche risata genuina di tanto in tanto, oltre ad intrattenere con una narrazione improbabile e strabordante. E lì, soprattutto, la sua forza erano i personaggi secondari, che non solo portavano importanti elementi di comicità, ma avevano tutti una caratterizzazione e un arco narrativo chiaro e preciso. In Bad Boys for Life, oltre a Will Smith e Martin Lawrence c’è il nulla più assoluto, nonostante, a livello narrativo sia piuttosto importante, nella seconda parte del film, la costruzione di una squadra di supporto della quale si possano fidare, nessuno di quei personaggi viene mai davvero approfondito, né viene offerto al pubblico un appiglio qualsiasi per potersi effettivamente affezionare a loro, che, se mai si dovesse fare un quarto capitolo, diventerebbero personaggi ancora più rilevanti, e che sono parte integrante del percorso dei protagonisti in questo terzo capitolo. Uscire sconfitti da un paragone con Baywatch, che non è proprio un bel film, anzi, non è proprio il massimo. Almeno c’è tanta azione, una buona dose di esplosioni e nostalgia e Will Smith, quel che basta per dare un senso a un’operazione del genere e convincere il pubblico ad andare in sala.
VOTO: 5,5/10