Di Daniele Ambrosini
Dreams Die First – 5×05
Arrivati a metà stagione è arrivato anche il momento che tutti stavamo aspettando: l’arrivo della Marion Crane interpretata da Rihanna. A lei è dedicata una buona parte dell’episodio e a lei sarà dedicato il prossimo episodio, intitolato prorpio “Marion”. Seppur con un evidentissimo difetto l’episodio resta sul livello piuttosto alto a cui ci sta abituando questa stagione finale.
Arrivati a metà stagione è arrivato anche il momento che tutti stavamo aspettando: l’arrivo della Marion Crane interpretata da Rihanna. A lei è dedicata una buona parte dell’episodio e a lei sarà dedicato il prossimo episodio, intitolato prorpio “Marion”. Seppur con un evidentissimo difetto l’episodio resta sul livello piuttosto alto a cui ci sta abituando questa stagione finale.
Norman ha un litigio con Madeleine dopo avergli rivelato che Sam la tradisce, nel frattempo dopo gli avvenimenti della serata precedente non ha più visto Norma. Così mettendosi sulle sue tracce, si imbatte nel Dr. Edwards che risveglia in lui un forte contrasto relativo alla conoscenza della sua personalità, che è un elemento fondamentale in questo episodio Norman-centrico. Emma ritrova un orecchino che pensa appartenere a Norma ma Dylan le confessa essere di sua madre e di averlo tenuto per un motivo alquanto spiacevole, questo segnerà il ritorno definitivo dei due personaggi all’interno della storyline principale dopo qualche episodio da personaggi di contorno? Molto probabilmente sì. E poi c’è Marion Crane, che scopriamo essere l’amante di Sam Loomis, la cui linea narrativa in questo episodio ripercorre abbastanza fedelmente la prima parte di Psycho, senza però arrivare al fulcro della sua storia. I riferimenti al film originale iniziano a diventare sempre più presenti ed importanti per permettere alla serie di chiudere il cerchio.
Il grande difetto di cui parlavamo in apertura è la totale assenza di Vera Farmiga, che in questo episodio appare solo in qualche frame; Freddie Highmore tiene molto bene la scena per tutto l’episodio e questa è forse la sua migliore prova attoriale all’interno della serie da cinque stagioni a questa parte, eppure manca l’alchimia creata con la sua comprimaria, gli stessi autori avevano promesso che la morte di Norma non avrebbe offuscato il suo personaggio ma questo sembra star avvenendo inevitabilmente. Questa resta l’unica nota negativa perchè per il resto l’episodio diretto da Nestor Carbonell è solido e carico di tensione, ed anche Rihanna nei panni della leggendaria Marion Crane – ruolo che nell’originale fruttò una nomination all’Oscar a Janet Leigh – non se la cava per niente male, anzi aggiunge qualcosa ad un personaggio che sarebbe potuto essere semplicemente una riproposizione dell’originale ed invece si presenta come (quasi) completamente nuovo.
VOTO: 8/10
Marion – 5×06
Con
questo episodio Bates Motel si ricollega direttamente a Psycho ma non
si limita a ripropore quanto accaduto nel film di Hitchcock, anzi
reinterpreta in modo originale tutta la trama legata a Marion Crane, al
motivo che la spinge in città e addirittura l’ormai mitica scena della
doccia. E lo fa con successo.
Marion
arriva al Bates Motel, mentre Norma riappare per mostrare il suo
dissenzo. La prima parte dell’episodio è quasi interamente dedicata a
Marion, giunta a White Pine Bay con una valigetta piena di denaro per
raggiungere il suo fidanzato Sam Loomis, che non sa essere sposato, sarà
Norman a darle questa notizia e a costringerla a rivedere tutti i suoi
piani. La fatidica scena della doccia, colonna portante del cult del
1960, viene inizialmente accennata e, in una qualche misura, parodizzata
nella prima parte dell’episodio per poi essere completamente stravolta e
reinterpretata nell’azzeccatissimo finale, sulle note del brano
“Crying” di Roy Orbison, ottima alternativa alla classica colonna sonora
di Bernard Herrmann. Torna in scena Norma dopo l’assenza quasi totale
dell’episodio precedente e in un confronto piuttosto acceso con Norman
viene fatta finalmente chiarezza sulla sua reale natura, sulla sua
esistenza nonostante la morte della madre di Norman. Questa nuova
consapevolezza muta profondamente Norman, e lo fa nell’immediato,
un’ottima trovata per giustificare il cambiamento sempre più radicale
che il personaggio deve, necessariamente, subire.
arriva al Bates Motel, mentre Norma riappare per mostrare il suo
dissenzo. La prima parte dell’episodio è quasi interamente dedicata a
Marion, giunta a White Pine Bay con una valigetta piena di denaro per
raggiungere il suo fidanzato Sam Loomis, che non sa essere sposato, sarà
Norman a darle questa notizia e a costringerla a rivedere tutti i suoi
piani. La fatidica scena della doccia, colonna portante del cult del
1960, viene inizialmente accennata e, in una qualche misura, parodizzata
nella prima parte dell’episodio per poi essere completamente stravolta e
reinterpretata nell’azzeccatissimo finale, sulle note del brano
“Crying” di Roy Orbison, ottima alternativa alla classica colonna sonora
di Bernard Herrmann. Torna in scena Norma dopo l’assenza quasi totale
dell’episodio precedente e in un confronto piuttosto acceso con Norman
viene fatta finalmente chiarezza sulla sua reale natura, sulla sua
esistenza nonostante la morte della madre di Norman. Questa nuova
consapevolezza muta profondamente Norman, e lo fa nell’immediato,
un’ottima trovata per giustificare il cambiamento sempre più radicale
che il personaggio deve, necessariamente, subire.
L’episodio
è ben bilanciato ed appassionante dall’inizio alla fine, la temporanea
assenza di Romero e la scoperta di Dylan della morte di Norma sicuramente lasciano
presagire interessanti svolte future che influenzeranno la seconda
parte della stagione, ma era necessario un episodio come questo a
svolgere la funzione di spartiacque, perchè da adesso in avanti Bates
Motel tornerà a distaccarsi dall’opera di Hitchcock dalla quale trae
ispirazione e che era giusto omaggiare, ma che allo stesso tempo è un
prodotto diverso da Bates Motel, che necessariamente deve tornare sulla
sua strada; eppure vedere le due opere incontrarsi sullo schermo ha
donato all’episodio un pizzico di magia in più che ha reso possibile
anche soprassedere sui piccoli difetti dell’episodio, come una Rihanna
non pienamente convincente (in “Dreams Die First” prometteva decisamente
meglio).
è ben bilanciato ed appassionante dall’inizio alla fine, la temporanea
assenza di Romero e la scoperta di Dylan della morte di Norma sicuramente lasciano
presagire interessanti svolte future che influenzeranno la seconda
parte della stagione, ma era necessario un episodio come questo a
svolgere la funzione di spartiacque, perchè da adesso in avanti Bates
Motel tornerà a distaccarsi dall’opera di Hitchcock dalla quale trae
ispirazione e che era giusto omaggiare, ma che allo stesso tempo è un
prodotto diverso da Bates Motel, che necessariamente deve tornare sulla
sua strada; eppure vedere le due opere incontrarsi sullo schermo ha
donato all’episodio un pizzico di magia in più che ha reso possibile
anche soprassedere sui piccoli difetti dell’episodio, come una Rihanna
non pienamente convincente (in “Dreams Die First” prometteva decisamente
meglio).
“Marion”
è un episodio decisamente significativo all’interno dell’economia della
serie e di questa stagione finale, soprattutto alla luce di quanto
accadto nell’ultima scena che è destinata ad avere delle conseguenze
importanti sul personaggio di Norman, ormai sempre più vicino a
diventare il Norman Bates hitchcockiano e a colorare la scena di tinte
sempre più dark e profonde, con tanta tensione a condire
dell’intrattenimento di buona qualità, che sa buttare un occhio al
passato ma ha una propria indipendanza e che sembra volerlo ribadire con
forza.
è un episodio decisamente significativo all’interno dell’economia della
serie e di questa stagione finale, soprattutto alla luce di quanto
accadto nell’ultima scena che è destinata ad avere delle conseguenze
importanti sul personaggio di Norman, ormai sempre più vicino a
diventare il Norman Bates hitchcockiano e a colorare la scena di tinte
sempre più dark e profonde, con tanta tensione a condire
dell’intrattenimento di buona qualità, che sa buttare un occhio al
passato ma ha una propria indipendanza e che sembra volerlo ribadire con
forza.
VOTO: 8,5/10