BEN-HUR- La Recensione

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Di Dario Ghezzi
Giuda Ben-Hur è un ricco principe di Gerusalemme da sempre legato al fratello adottivo Messala, di origine romana. Quando quest’ultimo ottiene l’incarico di scortare in città Ponzio Pilato, un ribelle attenta alla vita del console e Ben Hur viene accusato dell’attentato dallo stesso Messala e condannato alla nave negriera mentre il resto della sua famiglia a morte. A seguito di un naufragio, Giuda incontrerà lo sceicco Ilderim che lo aiuterà a prepararsi per la corsa delle bighe, unico modo per sfidare Messala e riconquistare l’onore perduto.

Ci sono capolavori della storia del cinema che non andrebbero toccati e sicuramente Ben Hur (1959) di William Wyler con Charlton Heston è uno di questi. Timur Bekmambetov dirige questo rifacimento dell’omonimo romanzo di Lew Wallace senza riuscire, praticamente in nulla, a restituire l’epicità del precedente.

La storia viene molto semplificata per restringerla a poco più di due ore (contro le 3 e 44 minuti della versione del 1959) a discapito dell’approfondimento psicologico dei personaggi, che risultano quasi macchiette e caratteri fini a se stessi. Anche la presenza di Cristo, nel film con Heston mostrato solo di spalle, risulta stucchevole e quasi parodica. Gli attori sembrano più usciti da un casting per un teen drama alla Gossip Girl piuttosto che per una pellicola su uno dei racconti più appassionanti ambientati all’era di Roma.

Poche le scene memorabili del film, forse la più riuscita è sicuramente quella dello speronamento della nave da parte dei greci. Deludente quella che rese celebre il precedente Ben Hur e cioè il gioco delle quadrighe, nulla di così originale nel 2016 e che non si possa realizzare con un programma di computer grafica.

Costumi imbarazzanti e inspiegabilmente poco accurati per una pellicola destinata, certamente, a essere paragonata alla sua antenata.


Nel compenso, un remake (o meglio, un film) di cui potevamo fare a meno.

VOTO: 2/5



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