Civil War

Civil War, la recensione dell’incredibile film di Alex Garland

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Di Simone Fabriziani

Arriva finalmente da giovedì 18 aprile con 01 Distribution e Leone Film Group l’attesissimo Civil War, pellicola distopica (ma non troppo) scritta e diretta dal cineasta britannico Alex Garland (28 giorni dopo, Ex Machina). Il film ha recentemente ottenuto la vetta del box-office statunitense, catapultando Civil War tra i maggiori successi al botteghino 2024 per una produzione low-budget, qui targata A24.

In un futuro non troppo lontano, il governo dittatoriale degli Stati Uniti è travolto da una guerra civile che vede coinvolte più fazioni e insanguina la costa est. A New York, il celebre fotoreporter Lee Smith (Kirsten Dunst) salva da un attentato suicida Jessie (Cailee Spaeny), giovane collega che lo idolatra. Lee però ha altri grattacapi: insieme al socio Joel (Wagner Moura) vuole a tutti i costi raggiungere Washington DC prima del 4 luglio – quando i ribelli faranno irruzione nella capitale – per intervistare in esclusiva il presidente. Si uniscono ai due anche Jessie e Sammy (Stephen McKinely Henderson), reporter veterano che mette in guardia il gruppo sulla pericolosità del viaggio.

Kirsten Dunst, Wagner Moura e Stephen McKinley Henderson in una scena – fonte: A24

Con Civil War, Garland destruttura l’etimologia cinematografica della distopia per azzerare le distanze semiotiche tra la definizione del termine e la realtà narrativa che presenta allo spettatore della sala. Se la distopia (intesa come totale negazione dell’utopia) delinea i tratti di una società non troppo lontana spaventosa, inferiore e più ingiusta, il regista e sceneggiatore sceglie di cavalcare il sotto-genere e di mettere in scena il lungometraggio più coraggioso e provocatorio della sua carriera dietro la macchina da presa. Eliminando alla radice l’ipotetica distanza temporale tra la contemporaneità e il futuro imminente del racconto, Garland affresca un’opera per grande schermo feroce ed impressionante, che immagina gli Stati Uniti d’America divisi in fazioni nemiche, tra lealisti al governo dittatoriale del Presidente e forze ribelli intente a mettere a ferro e fuoco la capitale.

Jesse Plemons in una scena del film – fonte: A24

Tra le pericolose forze intestine che governano i destini di un’America ferina ed imprevedibile (e non troppo lontana da uno scenario applicabile alla contemporaneità storico-sociale della superpotenza mondiale), si posiziona la squadra di giornalisti d’assalto capitanata da Lee Smith, in un viaggio verso Washington DC che sembra voler omaggiare molta della più sopraffina letteratura di genere degli ultimi decenni, senza però voltare le spalle anche a molte delle storyline di maggior successo nel campo dei videogame walkthrough (su tutti, torna alla mente The Last of Us).

Il risultato è un lungometraggio di forte impatto (sia visivo, che contenutistico) che si muove con coraggio e sana dose di provocazione politico-sociale tra guerra e giornalismo, in un’America ferita al cuore deve bene e male, giusto ed errato, etica e morale sembrano non possedere più alcun valore. Di Civil War continueremo a sentirne parlare per molto tempo, probabilmente.

VOTO: 4/5


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