Di Anna Martignoni
Mario Cavallaro è il tipico milanese di mezza età: ama la puntualità, il parlare a bassa voce, l’ordine e il rispetto. La sua vita si divide tra il suo negozio di calze e l’orto che coltiva in terrazza. Insomma, è affezionato alla routine della quotidianità e terrorizzato da ogni possibile cambiamento; proprio per questo resta alquanto spiazzato quando il bar che frequenta da una vita viene venduto ad un egiziano; davanti alla sua bottega, poi, arriva Oba, giovane senegalese che sbeffeggia Mario venendo ai passanti calzini di infima qualità a prezzi stracciati. Così arriva l’idea: riportare personalmente a casa l’”amico” in macchina; molto presto, però, il viaggio si complica: Oba acconsentirà solo se potrà tornare a casa con la sorella Dalida.
Antonio Albanese torna per la quarta volta dietro la macchina da presa, a ben sedici anni di distanza da Il nostro matrimonio è in crisi. Nel suo nuovo film, egli offre allo spettatore una visione onesta e imparziale di quella che è la situazione attuale italiana – o almeno di Milano – riguardo al tema dell’immigrazione e ancora di più della (difficile) convivenza tra gli autoctoni, sempre rigorosi e rispettosi nei loro abiti, e gli altri, giovani che cercano solo di sbarcare il lunario, anche a costo di mettere i bastoni tra le ruote al prossimo. Ed è proprio questo ciò che accade a Mario (Albanese): dopo anni di onorato servizio nel negozio di calze pregiatissime vendute alle personalità più celebri del capoluogo lombardo, ora il protagonista deve fare i conti con la concorrenza abusiva del prestante Oba (Alex Fondja): il giovane senegalese non solo ruba a Mario tutti i clienti, peraltro ritratti benissimo da Albanese come ruffiani che voltano le spalle a Mario per comprare la scadente ma a buon mercato merce di Oba, ma insiste a chiamarlo “amico”. E questo Mario Cavallaro non lo può proprio sopportare. L’unica oasi in cui ritrova la pace interiore è il suo orto, creato ad hoc sulla terrazza del condominio in cui vive con l’amica Gisella (Daniela Piperno), estrosa e più aperta di mente di Mario, la quale offre al protagonista delle gocce per rilassare i nervi, non sapendo che il giorno seguente sarà lui a somministrarle con l’inganno a Oba, per poi rapirlo e intraprendere il viaggio Milano-Senegal, al quale però parteciperà anche la sorella Dalida (Aude Legastelois).
Contromano potrebbe sembrare all’inizio il tipico film denso di stereotipi e luoghi comuni sul rapporto tra italiani – in questo caso milanesi – e immigrati, ma ben presto rivela la sua vera natura; con il passaggio dalla staticità di Milano alla dinamicità del viaggio on the road, la pellicola di Albanese si trasforma da una commedia nata per far ridere ad una commedia creata per far riflettere. Così come Mario, anche lo spettatore rimane (piacevolmente) spiazzato da questo ribaltamento: grazie ad Oba e ancora di più a Dalida, il protagonista riscopre le piccole gioie della vita, come fare il bagno al mare o cenare davanti ad un tramonto, distaccandosi dai pensieri negativi ed egoistici per portare a termine la sua missione, aiutando i due fratelli a tornare a casa compiendo quella vacanza umanitaria che, secondo Mario, ogni italiano dovrebbe fare. Il film prosegue in modo semplice ma intelligente con un’ironia sottile ma sempre presente, sebbene il ritmo non sia tra i più vivaci: qualche scambio di battute in più con Oba, il quale dopotutto è la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza di Mario, avrebbe giovato alla narrazione. Non mancano comunque degli efficaci colpi di scena che tengono lo spettatore concentrato sulla storia fino alla fine. La parte migliore di tutta la pellicola è però il finale, assolutamente non scontato, che si risolve in una soluzione che reca con sé un messaggio forte e ben preciso. Contromano è prodotto da Fandango in collaborazione con Rai Cinema e verrà distribuito dalla 01 Distribution a partire dal prossimo 29 marzo.
Voto: 7/10