Doctor Strange nel Multiverso della Follia – La recensione dell’atteso sequel Marvel

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Di Simone Fabriziani

Dopo gli eventi occorsi in Avengers: Endgame (2019), il dottor Stephen Strange continua le sue ricerche della Gemma del tempo. Ma un vecchio amico trasformatosi in nemico cercherà di annientare ogni stregone sulla Terra, complicando i piani di Strange e inducendolo a scatenare un male indicibile. Sbarca nelle sale italiane mercoledì 4 maggio Doctor Strange nel Multiverso della Follia, sequel del film omonimo con Benedict Cumberbatch e prima incursione di Sam Raimi nel Marvel Cinematic Universe dopo aver ridato linfa vitale al genere cinematografico nei primi anni del Duemila con la saga Sony di Spider-Man.

Ci troviamo di fronte ad un oggetto cinematografico veramente atipico con Doctor Strange nel Multiverso della Follia; il regista statunitense torna dietro la macchina da presa di un lungometraggio dai tempi de Il grande e potente Oz della Disney nel 2013 per dare vita ad un nuovo capitolo nell’Universo narrativo Marvel che rimarrà probabilmente incastonato nella memoria per molto tempo a venire. Più di ogni altro capitolo cinematografico dei Marvel Studios precedente, il sequel di Doctor Strange firmato Raimi (da una sceneggiatura sostanzialmente originale di Michael Waldron), trabocca di piccole grandi libertà creative dietro la macchina da presa, pur mantenendo vivo e coerente il tessuto narrativo dei personaggi principali e le loro traiettorie personali.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia è la riprova, piuttosto inaspettata ad onore del vero, che una visione registica preponderante sull’appiattimento del puro entertainment produttivo ed industriale che ha da sempre caratterizzato le opere cinematografiche dei Marvel Studios, è possibile, seppur con qualche incertezza in fase di scrittura. Difatti, non tutto sembra tornare nella tessitura delle vicende, tra incantesimi in abbondanza, maghi, stregoni e molteplici (multi)versi paralleli, ma il nuovo film di Sam Raimi riesce a regalare momenti di purissimo entertainment e di grande cinema di genere trasformandosi più in un autocelebrazione della propria, seminale carriera dietro la macchina da presa che non in un superhero movie tout-court.

Per questo motivo, oltre agli intrecci narrativi che non verranno qui elencati in onore della legge aurea del sacro spoiler e che ci sono sembrati più che mai puramente accessori, Doctor Strange nel Multiverso della Follia è ciò che nel Marvel Cinematic Universe più si può accostare  al Fantasia di Walt Disney nella libertà creativa, nella talvolta abbacinante potenza visiva di alcune sequenze, negli echi orchestrali composti da Danny Elfman (che torna a lavorare con Raimi dopo l’auge da entrambi toccata con la trilogia Sony di Spider-Man) e nell’inquietudine evocata da alcuni elementi tipicamente horror che faranno gola ai fan più sfegatati del cinema del regista Usa (su tutti, La casa e Drag Me to Hell).
Un incantesimo cinematografico forse alla fine della fiera imperfetto e fin troppo denso di suggestioni più che di profondità, ma impreziosito da alcune tra le intuizioni visive e sequenze fra le più entusiasmanti e sinistramente dolorose dell’intera produzione del Marvel Cinematic Universe. E tanto basta.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia sbarca nelle sale italiane a partire da mercoledì 4 maggio con Walt Disney Pictures

VOTO: ★★★★