Dolemite Is My Name – La recensione del film originale Netflix con un ritrovato Eddie Murphy

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Di Simone Fabriziani

La vera storia di come l’attore comico Rudy Ray Moore abbia trovato il successo cambiando genere cinematografico e, oramai non più giovanissimo, diventando una leggenda con il personaggio di Dolemite, simbolo della Blaxploitation degli anni Settanta. A partire dal 25 ottobre arriva sul catalogo on demand di Netflix l’acclamato Dolemite Is My Name, film biografico diretto da Craig Brewer (Hustle & Flow, Footloose, la serie Empire).

Presentato con grande successo in anteprima mondiale all’ultimo Toronto International Film Festival, Dolemite Is My Name racconta con piglio frizzante l’ascesa al successo di Rudy Ray Moore (un ritrovato Eddie Murphy), figura chiave della controcultura della comunità afroamericana degli anni ’70. Non a caso il divertente biopic curato da Brewer è stato scritto dalla coppia Scott Alexander e Larry Karaszewski, già avvezza al racconto biografico avendo in passato firmato la scrittura di agiografie cinematografiche seminali come Ed Wood, Man On The Moon, Larry Flint – Oltre lo scandalo; e proprio da questi titoli si dipana l’amore in fase di scrittura per Rudy Ray Moore, personaggio poco conosciuto al di fuori della controcultura statunitense, ma altrettanto seminale.

Dal cabaret alla musica rap d’avanguardia fino al cinema di serie B, Rudy Ray Moore ha silenziosamente cambiato le carte in tavola del modo di fruire e di produrre cultura afroamericana esclusivamente, almeno nella fase iniziale di successo, per un pubblico di afroamericani. Ritenuto il “Padrino del Rap” e uno dei maggiori fautori della “Blaxploitation” sul piccolo e sul grande schermo, la figura di Moore è qui raccontata in relazione al suo rapporto con il modo di “fare cinema”.

Un fare cinema che si mescola con la completa libertà espressiva, spesso parossisticamente al limite del buon gusto, tipica del grande schermo della controcultura di quegli anni: e allora che entrino in scena combattenti di kung fu, inseguimenti di automobili, scene di intimità grottesche ed allora considerate oscena dal perbenismo della white culture; tutto ciò che rappresentava il cinema della Blaxploitation era il riflesso socioculturale di come che la comunità afroamericana voleva vedersi rappresentata sul grande schermo.
Molti hanno già comparato Dolemite Is My Name al modo di rappresentare il cinema di serie B con sfacciataggine e gioia narrativa al notevole The Disaster Artist di James Franco, a ragion veduta. Assieme al ritorno sul grande schermo di Eddie Murphy (qui si candidata preventivamente al Golden Globe per al commedia) un cast di interpreti di colore in stato di grazia, su cui spiccano Wesley Snipes, Titus Burgess, Craig Robinson, Keegan Michael-Key, Snoop Dogg e Chris Rock. Dolemite Is My Name è disponibile sul catalogo on demand di Netflix a partire dal 25 ottobre.
VOTO: 8/10




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