Due giorni, una notte – La recensione del film con Marion Cotillard

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Di Simone Fabriziani

Immaginate di dover perdere il vostro posto di lavoro a causa dell’ingente crisi economica e che i vostri colleghi pur di usufruire di un bonus mensile di 1000 euro votino a favore del vostro licenziamento.

Questione spinosa eppure profondamente pregnante dei tempi balordi in cui stiamo vivendo da alcuni anni a questa parte. Il nuovo film dei prolifici fratelli Dardenne parte da questo ipotetico assunto per indagare con asciuttezza e precisione narrativa le pulsioni intime e gli istinti di conservazione dell’essere umano nell’era contemporanea; con una grandissima Marion Cotillard.
Sandra è una giovane lavoratrice con marito e due figli a cariche che, dopo una lunga assenza dal posto di lavoro per problemi di depressione, si ritrova tagliata fuori dai suoi stessi colleghi dell’azienda in cui lavora per poter usufruire di un bonus mensile in contanti di 1000 euro. Sandra avrà due giorni e una notte per convincere tutti i suoi colleghi favorevoli al bonus e al suo licenziamento a rivedere il proprio voto; ma non tutte le richieste accorate saranno bene accolte. Scrivendo un film profondamente neorealista nell’impianto narrativo e nella estrema asciuttezza e naturalezza degli eventi raccontai, i due fratelli belga, ormai da decenni maestri del miglior cinema europeo volto alla osservazione nuda e cruda della realtà e delle problematiche sociali, sfodera una straordinariamente naturale e dignitosa Marion Cotillard per dare anima e corpo ad una fragile vittima dei più meschini meccanismi psicologici causati dalla dilagante crisi economica che tutto ingoia e che non cambia per sempre gli individui.
Giocando sapientemente anche sul non-luogo narrativo (lo spettatore intuisce per ovvie ragioni che l’odissea di Sandra si svolge in territorio francofono, eppure non vengo forniti allo spettatore nomi di luogo) i Dardenne universalizzano in 95 densi minuti la più grande piaga sociale dei nostri tempi: la Recessione e sui neri artigli che tanti toccano e che nessuno lascia più andare. Un film teso, pregnante, straordinariamente necessario. Una onesta fotografia dell’Europa tutta ai tempi della Crisi come il cinema non ci regalava più da tempo.

VOTO: 4/5



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