Di Simone Fabriziani
Terra, mare, acqua, aria. La lista degli elementi naturali che compongo la superficie terrestre? No, non è dopotutto un tediosa lezione di geofisica, ma preambolo imprescindibile per introdurre Dunkirk, capolavoro bellico e decimo appuntamento dietro la macchina da presa per il regista britannico ormai di culto Christopher Nolan.
Non ci sorprende se, stando alle dichiarazioni della compagna di vita e sodale produttrice Emma Thomas, il regista di Inception e Il cavaliere oscuro voleva inizialmente realizzare l’ambizioso film dedicato al celebre salvataggio di centinaia di migliaia di soldati alleati senza uno straccio di sceneggiatura; Dunkirk è, a prodotto inscatolato e confezionato, un curioso ibrido cinematografico tra pellicola essenzialmente priva di dialoghi-fiume, ed atemporale riflessione sul “tempo dell’orologio” e delle diverse conseguenze dello scorrere inesorabile delle lancette nel corso di uno dei capitoli più drammatici della seconda fase della II Guerra Mondiale avvenuto sulle spiagge diella cittadina francese di Dunquerque, fronte occidentale.
Film bellico dalle pretese storiche e filologiche che passano forzosamente in secondo piano, “Dunkirk” riafferma la maestria di Nolan nella narrazione visuale dopo i passi parzialmente falsi de Il cavaliere oscuro- il ritorno e Interstellar; qui le manovre di salvataggio di quella che è passata alla storia militare come “Operazione Dynamo”vengono narrativamente fatte “esplodere” attraverso differenti punti di vista, personaggi, piani temporali che non fanno altro che intersecarsi, avvicinarsi, ricongiungersi infine; pur con la sua durata relativamente breve (solo 1h e 45 minuti) Dunkirk è il trionfo della tecnica asservita ad un racconto che fa dell’immersione totale dello spettatore nella carneficina della guerra la sua maggior virtù. E poco importa se i minuti finali si caricano di improvvisa retorica, momento forse necessariamente conciliante per una film che, ha da sempre affermato Nolan, è dedicato interamente alle centinaia di migliaia di storie incredibili di coraggio e abnegazione civile e militare in un momento chiave della guerra mondiale mai raccontato in maniera così potente, avvincente, adrenalinica.
Non il capolavoro di Christopher Nolan così troppo spesso sbandierato da molta parte della stampa oltreoceano, tuttavia pietra miliare imprescindibile per il genere guerresco ed equilibratissimo gioco tra ambizioni tecniche, grande spettacolo e messa in scena da manuale, coraggiosamente scevra dei “nemici invisibili” ma sempre presenti e minacciosi del revisionismo storico.
Nel cast, oltre alle star britanniche Kenneth Branagh, Tom Hardy e Cillian Murphy, anche i giovanissimi concentrati di talento Fionn Whitehead e l’inedito Harry Styles.
VOTO: 8,5/10