Di Dario Ghezzi
Ferdinand è un toro diverso da tutti gli altri. Non ha aspirazioni di combattere nella corrida, è contrario a tutti i tipi di violenza e preferisce passare il tempo sui prati a sentire il profumo di margherite. Tuttavia, la prematura dipartita del padre in uno scontro con un torero nell’arena lo porta a voler fuggire dalla fattoria. Troverà rifugio nella casa di una dolce bambina dove trascorrerà anni felici fino a quando raggiungerà la stazza di un toro adulto. In quel momento, la situazione precipiterà e Ferdinand sarà coinvolto in una serie di eventi burrascosi.
Questa è la trama di Ferdinand, il film di Carlos Saldanha, già regista di Madagascar e L’era glaciale che trae spunto da un breve libro di Munro Leaf del 1936 e che fu messo al bando dal governo argentino perché creduto antimilitarista e contrario ai totalitarismi. Rispetto al romanzo, il regista arricchisce la narrazione di momenti inediti e di nuovi personaggi. Quello che spicca della pellicola è la molteplicità dei punti di vista, quasi bordeline. Sono molto importanti i colori, che nelle intenzioni di Saldanha dovrebbero descrivere l’ambientazione per la storia. Ferdinand è sicuramente portatore di un messaggio di non violenza,
di amicizia e di come spesso dobbiamo prendere noi in mano le redini della nostra vita e scegliere la strada che pensiamo giusta. Una pellicola scorrevole a cui si rimprovera, forse, un dilatarsi eccessivo del racconto con momenti trascurabili usati da Saldanha per arricchire il corpus esiguo del libro.
Ferdinand si candida a essere uno dei film per famiglie di questo Natale 2018 e anche la data d’uscita risulta strategica (21 dicembre). La pellicola farà emozionare, riflettere e avvicinare i più piccoli a un tema molto controverso come quello della corrida.
VOTO: 6/10