Glass Onion, la recensione del sequel di Knives Out con Daniel Craig

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Di Simone Fabriziani

In seguito agli eventi narrati nel primo film e che lo hanno visto coinvolto in prima persona, il detective Benoit Blanc si reca in Grecia per sbrogliare la matassa di un nuovo mistero che coinvolge un variegato gruppo di sospetti. Tre anni dopo l’ottimo successo di pubblico e critica di Cena con delitto – Knives Out, Rian Johnson espande l’universo narrativo del detective francofono interpretato da Daniel Craig con il film targato Netflix Glass Onion – Knives Out.

Nel 2019 Cena con delitto aveva sbancato il box-office di tutto il mondo rivitalizzando un genere cinematografico, quello del whodunit di matrice britannica e ispirato ai meccanismi letterari di Agatha Christie, che da tempo era stato accantonato in un baule polveroso e stantio. Per questo motivo il regista e sceneggiatore Rian Johnson ha deciso di riaprire lo scrigno e di rimettere a nuovo un genere che sul grande schermo da qualche anno a questa parte stava vivendo un periodo stimolante grazie agli outing cinematografici di Kenneth Branagh nei panni di Hercule Poirot, rispettivamente in Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo. Ma Johnson, come aveva già fatto per Cena con delitto, prende alcuni degli elementi cliché del genere investigativo e li rielabora in una ricetta personalissima e brillante.

Il successo del primo capitolo della serie Knives Out era proprio dovuto alla straordinaria capacità di saper mescolare con sapienza e talento le strutture proprie del whodunit alla Agatha Christie con una buona dose di caustica critica alla società occidentale contemporanea. Il film del 2019 con Daniel Craig ed Ana de Armas affondava le sue radici nell’annosa problematica dell’immigrazione nella “liberale” terra statunitense, con tanto di omicidio misterioso in una magione di campagna e un’intera famiglia implicata nell’atto delittuoso. Un incipit che la Christie avrebbe a dir poco adorato.

In Glass Onion invece, cambia l’intero casto corale, rimane il volto di Benoit Blanc/Craig ma la sostanza pare essere tutto sommato la stessa. Nonostante il drastico passaggio di setting e di volti imputati nel delitto di turno, Glass Onion ha molto poco da offrire di nuovo allo spettatore rispetto al capitolo precedente, invischiato com’è in una struttura a cluedo che sembra non volere e non poter sorprendere più.

Ma forse questa volta a Rian Johnson non interessa più lasciare la sua audience a bocca spalancata durante l’ennesimo spiegone del detective alla fine del film, no. Con il secondo capitolo della saga in giallo del cineasta statunitense, si vuole ragionare più sul fattore entertainment del genere che omaggia e allo stesso tempo decostruisce, incorniciando con precisione e sano divertimento dietro la macchina da presa i volti dei suoi (nuovi) protagonisti, le loro psicologie, le loro attitudini alla vita e ai rapporti con lo spazio e le persone che li circondano.
Nonostante un cast di prim’ordine formato (tra gli altri) da Janelle Monaé, Edward Norton, Kate Hudson, Dave Bautista, Kathryn Hahn e Leslie Odom Jr, stavolta a brillare è un istrionico ed imprevedibile Daniel Craig, che nei panni dell’ispettore Benoit Blanc si libera definitivamente dei rigidi panni di James Bond una volta per tutte e fa funzionare il Glass Onion di Rian Johnson in maniera a tratti sorprendente. Forse è l’attore britannico la vera star incontrastata del secondo capitolo di Knives Out, in attesa di un terzo appuntamento già annunciato che chiuderà (?) una saga investigativa su cui c’è curiosità mediatica sempre più crescente su come  decostruirà ancora una volta il genere che omaggia con brillantezza e sano senso del divertimento. Nonostante tutto.

Glass Onion – Knives Out arriva in sale selezionate dal 23 al 29 novembre, dal 23 dicembre su Netflix per tutti gli abbonati

VOTO: ★★★½


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