Hostiles- Ostili – La recensione del film con Christian Bale e Rosamund Pike

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Di Simone Fabriziani

Nel 1892 Joe Blocker, leggendario capitano dell’esercito, accetta con riluttanza di scortare un capo Cheyenne e la sua famiglia attraverso un territorio pericoloso e ostile fino in Montana. A complicare il tragitto, oltre a vecchi e nuovi nemici, sarà l’ulteriore presenza di una vedova, che ha visto i suoi cari perire in un massacro. Al calare del XIX secolo, le sconfinate praterie dell’America diventano il teatro in cui si consuma l’inedito on the road del cacciatore di taglie interpretato da Christian Bale.
Incaricato di trasportare la tribù Cheyenne nello stato del Montana, il viaggio di Blocker si trasforma in un toccante percorso di consapevolezza e redenzione. Il regista Scott Cooper, da sempre autore di un cinema ruvido e dannatamente radicato nella storia del suo paese (basti ricordare i più recenti Il fuoco della vendetta e Black Mass), firma forse il suo più completo, ripassando assieme allo spettatore complice e smaliziato, i topoi narrativi e gli stilemi tipici del genere western, regalando anche al suo Hostiles una chiave di lettura profondamente odierna.

Il viaggio di Joe è quello delle presa di coscienza dell’altro, dell’estraneo, del nemico invisibile ma onnipresente della nuova nazione americana del diciannovesimo secolo; nel caso specifico Cooper lo elabora attraverso l’acuto ritratto delle tribù pellerossa, emblemi di uno spauracchio della paura stessa, simbolo di un pregiudizio che ha posto le sue radici sin dalla fondazione degli stati federali e che ancora percorre sinistramente gli equilibri storici e e sociali della nazione americana di oggi. Un compendio del genere wesstern delò passato con i piedi però ben piantati sulla contemporaneità, con due imperdibili Christian Bale  e Rosamund Pike.

VOTO: 7,5/10


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