Di Simone Fabriziani
La Chiesa cattolica è chiamata a stare a passo con il tempo. Occorre affrontare il passato per costruire quello che sarà il futuro. Consci di questo, due differenti papi nel XXI secolo proveranno a lasciare il segno, ognuno con la propria visione: papa Benedetto XVI e papa Francesco I. Da una sceneggiatura originale firmata da Anthony McCarten e dal ritorno dietro la macchina da presa per il regista brasiliano Fernando Meirelles, arriva su Netflix a partire dal 20 dicembre l’atteso I due papi.
Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival e poi successivamente al Toronto International Film Festiva con buon successo di pubblico e critica, I due papi è un successo cinematografico sopratutto grazie alla sceneggiatura originale scritta da Anthony McCarten, già dietro a film biografici come L’ora più buia e Bohemian Rhapsody. Non è un caso difatti che da applausi sono le psicologie e i caratteri antitetici dei due protagonisti: da una parte Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI (Anthony Hopkins), modello di una Chiesa ancora legata alla pesante eredità di Giovanni Paolo II e di una Chiesa ancora di matrice fin troppo conservatrice; dall’altra parte il cardinale progressista venuto dall’altra parte del mondo, Jorge Maria Bergoglio/Papa Francesco (Jonathan Pryce), vento di cambiamento che la Curia vaticana non potrà domare e che risulterà con l’elezione al soglio pontificio del 2013, dopo la scioccante e storica decisione di rinuncia al trono di Pietro di Ratzinger.
Nonostante il titolo originale del lungometraggio, The Two Popes, preveda sulla carte un racconto equilibrato di poteri e visioni del mondo, di narrazioni e di vite passate equamente redistribuite, il film diretto da Fernando Meirelles vuole aprire una finestra sulla vita della gioventù di Bergoglio grazie ad un uso ricorrente di flashback del futuro Papa argentino, incorniciati da una straordinaria direzione della fotografia in solido ed evocativo bianco e nero.
Nascosto da una campagna di marketing che ha giustamente enfatizzato le due visioni del Cattolicesimo in incontro/scontro, I due papi di Meirelles è una strenua difesa nei confronti del cambiamento verso la modernità della Chiesa attuale e una visione tenera e umana della decisione di Papa Benedetto XVI di rinunziare al soglio papale a favore di un prelato, Bergoglio, di cui non condivide alcun’idea sui dogmi cristiani e sul mondo, se non un rispetto ed un’ammirazione reverenziale.
Nel film originale Netflix, se Ratzinger si trasforma, per deliberata scelta di finzione, in vero e proprio deus ex machina del grande cambiamento in atto all’interno della Chiesa Cattolica, Bergoglio ne incarna la riluttanza necessaria, la forza motrice di una visione del mondo non necessariamente corretta e giusta, ma essenziale per solidificare in quel preciso momento storico le fondamenta di un sistema di valori e dogmi religiosi che de tempo vacillavano. Ma più di tutto, I due papi funziona meglio quando assume i toni dell’intimità teatrale, quando i dialoghi privati tra Ratzinger e Bergoglio affilano di carisma ed intelligenza i propri interpreti (Hopkins e Pryce al massimo delle loro capacità attoriali), due professionisti davanti la macchina da presa che hanno preso il testo di McCarten e lo hanno reso vivido, brillante, leggero e allo stesso tempo moderno ed essenziale.
VOTO: 7,5/10