I MAGNIFICI SETTE – La Recensione

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Di Simone Fabriziani

Eccoli qui, tutti e sette assieme, pronti per salvare una vessata cittadina del Far West pronta ad essere completamente assoggettata alle ire di un latifondista sadico e tiranno.
No, non è ahinoi il capolavoro di Akira Kurosawa I Sette Samurai, né il suo diretto remake all’americana I Magnifici Sette (1960) di John Sturges, complice di uno dei motivetti musicali più indelebili del cinema western di tutti i tempi. In un gioco balordo di codici e sottocodici cinematografici e auto-citazionisti, stiamo parlando della nuova salsa post-moderna in cui il regista Antoine Fuqua ha imbevuto la sceneggiatura originale di Kurosawa, adattandola ai nostri frenetici tempi.

La storia è, essenzialmente, sempre la stessa: sette scaltri pistoleri del Vecchio West si uniscono gradualmente per abbattere e sconfiggere dei balordi criminali aiutando la sopravvivenza di un piccolo villaggio martoriato dalle vessazioni.

Nonostante il nutrito cast di talenti (tutto rigorosamente politically correct  e multietnico) formato da Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D’Onofrio, la star di origine asiatica Byung-hun Lee, l’ispanico Manuel Garcia-Rulfo e l’interprete di origini indiane d’America Martin Sensmeier, la rivisitazione in chiave post-moderna del classico western operata da Fuqua (che di azione ne sa qualcosa) non riesce ad essere, in definitiva, nemmeno ciò che si è prefissa essere già di partenza: un ottimo blockbuster.

Il film di Fuqua non permette allo spettatore di conoscere veramente nessuno dei magnifici sette pistoleri, assoggettati ad una sceneggiatura impietosa ed approssimativa curata a quattro mani da Richard Wenk e Nic Pizzolatto (auote quest’ultimo dell’ottima serie tv “True Detective”); se la frenesia della sparatoria e del “Bum! Bam! Bim!” dei proiettili genera all’occorrenza più di un momento di adrenalina, lo stesso non lo si può dire dell’esecuzione narrativa: non si fa neanche in tempo ad affezionarsi ai pur interessanti personaggi messi in scena da Ethan Hawke pistolero dilaniato dal suo passato e da un inedito Vincent DìOnofrio tutto chiesa e coltello.
A giganteggiare rimane il cattivissimo e stralunato Bartholomew Bogue di Peter Sarsgaard, deliziosamente sopra le righe in un remake che tenta di prendersi (troppo) sul serio.

VOTO: 2/5




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