IL CASO SPOTLIGHT- La Recensione

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Di Simone Fabriziani
Candidato a 6 Premi Oscar tra cui Film, Regia e Sceneggiatura Originale, approda il prossimo 18 Febbraio nelle sale italiane il procedural movie scritto e diretto dall’abile Tom McCarthy (già autore di apprezzati indie movies come “Station Agent” e “L’Ospite Inatteso”) e considerato dalla stampa statunitense unanimemente come il più grande film sul giornalismo americano dopo il cult degli Anni 70 “Tutti gli Uomini del Presidente”.
Elogi e paroloni meritati?

La carta vincente è nascosta dietro una sceneggiatura di ferro (scritta dallo stesso McCarthy insieme a Josh Singer) che affronta con audacia e asciuttezza narrativa i retroscena dell’inchiesta giornalistica più clamorosa di inizio Millennio: nel 2001 il “Team Spotlight” di giornalisti del Boston Globe porta alla luce una spirale di abusi e sessuali nei confronti di minorenni con base nelle parrocchie cattoliche della città di Boston e zone limitrofe. L’inchiesta porterà alla coscienza collettiva l’alto tasso di atto di pedofilia perpetrati da sacerdoti della Chiesa Cattolica non solo negli Stati Unito, ma nel mondo intero, scuotendo le alte cariche del Vaticano dalle fondamenta. E porterà anche al coraggioso team di giornalisti del Globe un meritato e discusso Premio Pulitzer per quella che all’inizio del decennio venne definita “l’inchiesta del secolo”.

Il più pregio più grande del film-inchiesta di Tom McCarthy è senza dubbio l’aver saputo equilibrare mirabilmente il tono procedurale e più cavilloso dell’inchiesta (forse la sezione più ostica per lo spettatore meno preparato) con più di un “pugno nello stomaco” per l’avventore casuale di cui della vicenda conosce poco meno; inutile nasconderlo, le sequenze di interrogatorio di alcune delle vittime di abuso sono le più emotive e viscerali dell’intera pellicola, eppure nulla della qualità narrativa è sottratta al facile qualunquismo, alla facile condanna o alla lacrima disonesta a comando: la storia più memorabile è quella raccontata attraverso gli occhi e le parole del team di giornalisti che hanno aperto il caso più di 15 anni fa.
E il plauso forse più grande va all’affiatato cast: da Michael Keaton a Rachel McAdams, da Mark Ruffalo fino all’inossidabile Stanley Tucci, tutti donano ai propri personaggi passione, coraggio e dignità nei confronti di una storia vera che viene raccontata con piglio e urgenza; una storia dalla parte di un giornalismo, quello d’inchiesta, che oggi ha cambiato inesorabilmente volto e di cui il mondo ha un estremo bisogno in un mondo di digitalizzazione imperante.
Il miglior film.inchiesta americano dai tempi de “Tutti Gli Uomini del Presidente”? Probabilmente si.
VOTO: 4/5

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