La tendenza hollywoodiana di produrre svariati sequel, prequel, reboot e/o remake di titoli già consolidati, tra incassi proficui al botteghino e la vittoria di svariati premi, mai come in questa annata cinematografica trova la sua massima espressione. Chi scrive qui non ha problemi a prescindere sulle produzioni legate così direttamente a titoli precedenti del panorama cinematografico e pensa che tutto stia nel come ci si approcci a determinate opere originali o IP.
Il gladiatore II, sequel del film del 2000 vincitore di cinque premi Oscar, presenta purtroppo praticamente ogni errore che si potrebbe commettere nel realizzare un progetto di questo tipo. Procediamo con ordine.
A distanza di ben 24 anni la messa in scena diretta nuovamente da Scott non aggiunge nulla rispetto al passato, anzi per alcuni aspetti risulta perfino meno interessante: ad esempio gli effetti speciali del titolo precedente erano in linea con il cinema a esso contemporaneo, mentre qui appaiono indietro di qualche anno, quasi televisivi più che cinematografici, così come l’attenzione data a costumi e scenografie che, nonostante la loro maestosità, mancano di personalità, apparendo quasi precostruiti per essere a disposizione di un qualunque film ambientato durante l’impero romano.
La stessa musica, tra gli elementi più iconici del primo film, subisce un downgrade, ripiegando su temi similissimi tra loro tra i quali spiccano le percussioni nelle scene d’azione, mentre viene rievocato il tema principale di Zimmer per le scene più emotive, così da riuscire ad emozionare almeno lo spettatore più nostalgico.
La recitazione anche presenta dei problemi: al di là di Pedro Pascal e un Denzel Washington evidentemente divertito dal ruolo ma penalizzato dalla scrittura, il resto del cast non colpisce come dovrebbe. Paul Mescal, star in ascesa del cinema prettamente indipendente e già candidato all’Oscar, non ha il carisma richiesto dal cinema anche a vocazione commerciale di stampo epico, mentre Connie Nielsen viene penalizzata dall’evidente chirurgia estetica e i due giovani imperatori rimandano alle macchinette dei peplum d’altri tempi e subiscono tutta la bidimensionalità della loro caratterizzazione.
Ogni elemento narrativo in realtà perde a causa della scrittura. Non solo c’è meno profondità nei personaggi rispetto al passato ma anche rispetto ai diversi snodi narrativi che muovono le fila del racconto e che finiscono con il funzionare un minimo solo quando copiano il primo film. Tra l’altro la narrazione presenta alcune ovvietà del racconto come dei plot twist, lasciando spesso interdetti.
Con Il gladiatore II si sarebbero anche potute correggere le imperfezioni (in parte conseguenti al passare del tempo) del suo predecessore, invece finiscono con il dilagare maggiormente. Uno tra tutti la mancata accuratezza storica: seppur nessuno si aspetti di ritrovarsi davanti a un film totalmente fedele alla realtà di quei tempi, alcuni anacronismi finiscono con il diventare involontariamente comici per quanto non necessari.
Da pro, c’è da dire che il film intrattiene e mantiene tutto sommato un buon ritmo ma sembra realizzato principalmente per battere cassa e far spegnere il cervello agli spettatori piuttosto che per riportare l’epica in un’opera autoriale.
Il Gladiatore II arriva nelle sale italiane da giovedì 14 novembre con Paramount Pictures.
VOTO: 2/5